Nova Milanese (Monza e Brianza), 27 aprile 2019 - La Procura di Monza presenta il ricorso in appello contro l’assoluzione per infermità mentale totale del killer del tallio, chiedendo che venga sottoposto a una quarta perizia psichiatrica, ma questa volta da parte di un pool di esperti.
Mattia Del Zotto, il 28enne ragioniere disoccupato di Nova Milanese che ha avvelenato attraverso le bottiglie di acqua minerale i parenti, uccidendo i nonni e una zia paterni e mandando in ospedale altri due zii, i nonni materni e la badante, è stato assolto dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Patrizia Gallucci nel processo con il rito abbreviato. Per l'imputato di omicidio volontario premeditato plurimo e lesioni personali gravi plurime il pm monzese Carlo Cinque aveva invece chiesto la condanna all’ergastolo, dopo che la perizia psichiatrica disposta dalla Procura aveva concluso che Mattia Del Zotto risultava soltanto parzialmente infermo di mente: era pazzo quando ha deciso di fare fuori i familiari, ma era sano di mente quando ha lucidamente pianificato come mettere in atto il suo folle piano di morte. Conclusioni condivise anche dalla difesa di parte civile, che rappresentava la zia sopravvissuta al tallio, Laura Del Zotto (che porta ancora gravi le conseguenze dell’avvelenamento) e il marito, nonchè il figlio di Patrizia Del Zotto (morta invece insieme ai genitori) e la badante, per cui la sentenza di assoluzione ha precluso il risarcimento dei danni. Concordava invece con la tesi dell’incapacità totale di mente la consulenza della difesa dell’imputato.
Il giudice del Tribunale di Monza aveva disposto una terza consulenza psichiatrica, nominando un perito che ha avallato la tesi dell’infermità totale per «disturbo delirante» e ha quindi deciso per l’assoluzione dalle pesanti accuse. "Se è vero che Mattia Del Zotto mantenne indubbiamente chiaro il quadro delle sue azioni e delle loro conseguenze nel corso della programmazione e della esecuzione dei suoi delitti, conservando così una certa capacità di intendere - ha scritto il gup monzese Patrizia Gallucci nella motivazione della sentenza - la patologia psichiatrica che lo affliggeva e che lo affligge, lo ha privato del tutto della capacità di volere".
Una conclusione che non ha soddisfatto a pieno il pm Carlo Cinque, che ha depositato alla Procura generale la richiesta di ricorso davanti ai giudici della Corte di Assise di Appello di Milano, convinto che l’imputato (dichiarato anche socialmente pericoloso quindi condannato a trascorrere almeno 10 anni in una struttura psichiatrica giudiziaria) debba venire sottoposto ad un’altra perizia psichiatrica, che sarebbe la quarta, ma questa volta collegiale invece che eseguita da un solo esperto.Le parti civili possono associarsi al ricorso in appello proposto dal rappresentante della pubblica accusa. I parenti di Mattia stanno ancora valutando se continuare a seguire l’intricato iter giudiziario.