LUCA BALZAROTTI
Cronaca

La Brianza (a rischio) del design: "Noi, primi a investire sul web. Parte la caccia ai nuovi mercati"

Meda, la parabola di BertO: in due decenni fatturato salito da 400mila euro a 13 milioni "Per gli artigiani dell’arredo difficile trovare vetrine alternative, l’incertezza frena lo sviluppo".

Filippo Berto, seconda generazione dell’omonima azienda brianzola BertO a Meda

Filippo Berto, seconda generazione dell’omonima azienda brianzola BertO a Meda

MEDA (Monza e Brianza) "Il nostro slogan è “Made in Meda“. Più territoriali di così? Come possiamo essere concorrenziali al mercato interno statunitense?". Filippo Berto, seconda generazione dell’omonima azienda brianzola (BertO), non si capacita. "I dazi? Non sono una bella notizia. Il 5-7% del nostro fatturato dipende dagli Stati Uniti. Può sembrare poco, ma per una realtà artigianale piccola anche rischiare di perdere un 2% è tanto". Un anno fa BertO festeggiava i suoi primi 50 anni. "Siamo nati due volte – racconta l’amministratore delegato dell’azienda diventata un’eccellenza nel mondo nel settore del mobile imbottito –. La prima nel 1974, con mio padre e mio zio. Erano gli anni del boom del Made in Italy nel mondo. Siamo rinati nel 2000 con la fiducia che la prima generazione ha trasmesso".

La svolta è arrivata da internet, negli anni in cui parlare di e-commerce era perlomeno futuristico. "Siamo stati i primi a sfruttare la potenza della rete: il piccolo laboratorio artigianale è diventato gradualmente un brand nel design. BertO produce a Meda ma comunica in Italia e in Svizzera con punti vendita e nel mondo tramite studi di architettura". Succede così anche e soprattutto negli Stati Uniti, dove l’impresa brianzola esporta divani, poltrone, sedie, tavoli e letti. "Il mercato americano è molto importante – ammette Berto –. È cresciuto molto, è il nostro mercato estero per eccellenza. La notizia dei dazi non ci fa certo piacere, ma si inserisce in un trend internazionale improntato al rigore: pensiamo alla Cina dopo il Covid. La reazione successiva al dispiacere è cercare nuove sfide: essere ancora di più un’eccellenza nel mondo, diventare più bravi e intercettare mercati lontani. Internet ci ha aiutato a crescere: nel 2005 eravamo in 5, ora siamo in 70. Si fatturavano 400mila euro, nel 2024 abbiamo raggiunto i 13 milioni".

Cambiare mercati, però, non è facile. "Soprattutto per l’artigianato, per i piccoli, che ci mettono tempo per inserirsi in determinati mercati per vendere prodotti di eccellenza. Non possiamo dimenticare però che l’artigianato rappresenta ormai la maggior parte del sistema economico lombardo: i grandi gruppi industriali sono pochi", dichiara Eugenio Massetti, imprenditore bresciano e presidente di Confartigianato Lombardia. "Per un artigiano l’incertezza rappresenta il problema più grande perché frena gli investimenti: le notizie provenienti dagli Stati Uniti non sono chiare. Speriamo che il presidente Trump torni sui propri passi e non introduca dazi, una misura che penalizzerebbe la Lombardia, già frenata dalla crisi della Germania e da una politica energetica incomprensibile, che tassa allo stesso modo combustione fossile e forme di energie green".

Luca Balzarotti