PAOLO GALLIANI
Cronaca

La Guida Sushi 2025 del Gambero Rosso “scopre” la Brianza: sono qui due eccellenze da provare

Sulle sponde del Lambro i due più raffinati ristoranti promossi dalla severa guida: in città c’è l’Otto Osteria Giapponese di Naomi Shimizu, a Nova Milanese il Mu Fish di Liwei Zhou

La conferma dal Gambero Rosso. In Brianza i re della cucina orientale

La conferma dal Gambero Rosso. In Brianza i re della cucina orientale

Monza – Ancora in primo piano in materia di ristorazione. Anche quella d’ispirazione nipponica. Perché è vero, la Brianza non è mai stata l’Eldorado delle insegne fusion e dei locali votati alla cucina del Sol Levante. Ma dopo anni di torpore, c’è grande fermento a Monza e dintorni.

Lo rivela anche la nuovissima “Guida Sushi 2025”, testo sacro per i fanatici di chirashi, sashimi, zuppe, tempura e sake. Nel capitolo Lombardia, lasciando fuori Milano, sono solo una dozzina i ristoranti ammessi alla severissima selezione del Gambero Rosso. Ebbene, due sono targati MB. A Monza, in via Bergamo, c’è l’Otto Osteria Giapponese di Naomi Shimizu che in pochi anni (cinque) si è guadagnata una solida fama tra i buongustai. Citazione accompagnata da considerazioni complimentose per l’esaustivo menù, la qualità delle materie prime e l’abilità nei tagli, nelle cotture e nelle presentazioni. E da alcune dritte che si rivelano utilissime per muoversi tra tartare e roll, urumaki e hosomaki, gyoza e “gustosi “takoyaki” (polpo in pastella, fritto e glassato).

E se Monza è ben rappresentata, a prendersi la scena è ancora una volta il “Mu Fish”, a dispetto della sua collocazione nella zona industriale di Nova Milanese che definire romantica è decisamente un azzardo. Perché il ricercato locale di Liwei Zhou continua ad essere è considerato tra i best of della cucina orientale in Lombardia, se è vero che tra i suoi tavoli in legno della Foresta Nera e le belle ambientazioni materiche del ristorante capita spesso di intercettare ospiti che arrivano da Milano, Como, Bergamo e perfino dalla Svizzera. Motivo? Semplice. Quello che era stato aperto nel 2016 dall’imprenditore 38enne di origine cinese (a Milano, la moglie Suili gestisce il rinomato ed elegante Mu Dimsum) è diventato di fatto uno dei presidi più quotati della cucina orientale, anche grazie all’eredità lasciata dalla raffinata chef Jun Giovannini ormai rientrata in Giappone ma che per anni aveva illuminato il bel locale di via Galilei.

Una reputazione che non si è smarrita, grazie alla capacità di Liwei di motivare la sua squadra di cuochi scommettendo sulla stagionalità; sugli accostamenti armonici tra materie prime d’eccellenza. E su proposte culinarie di livello ma in versione democratica, se è vero che il “Menù Degustazione” di 7 portate ha un prezzo - 38 euro - che nella vicina Milano sarebbe impensabile pretendere. Tant’è. Come era immaginabile, del Mu Fish il Gambero Rosso elogia la “selezione degli ingredienti” e la qualità di alcune pietanze “creative” come la Ventresca di tonno rosso e foie gras. Il trionfo? La tartare di tonno con ricotta tartufata, l’Asari Udon (pasta giapponese, vongole, orata e crema di bagna cauda) e il Tempura Moriawese con gamberoni, pesce bianco e tensuyu. Un vero viaggio in terre lontane. E senza nemmeno i disagi del jet lag.