Per la presunta corruzione sul mattone il Comune rischia di assumere la doppia veste di parte civile per ottenere un risarcimento dei danni, ma anche di responsabile civile per garantire un indennizzo ai promissari acquirenti degli appartamenti del cantiere sequestrato. Ieri alla ripresa dell’udienza preliminare al Tribunale di Monza nei confronti dei 10 imputati coinvolti nell’inchiesta della Procura, la giudice Silvia Pansini ha ammesso come parti civili le persone che stavano comprando i 24 appartamenti in via Manara (nella foto) a Usmate Velate dal costruttore Alberto Riva e si sono trovate i sigilli. È quindi scattata la richiesta di chiamare come responsabile civile la società del costruttore titolare del cantiere e anche lo stesso Comune che ha mandato avanti il progetto edilizio ritenuto illecito. La giudice deciderà a febbraio. Intanto la costituzione di parte civile del Comune, dove lavorava il funzionario responsabile dell’ufficio tecnico Antonio Colombo, è stata respinta relativamente alla parte riguardante le società degli imprenditori imputati e i reati tributari per cui il Comune non viene ritenuto l’Ente danneggiato.
Nel mirino anche il fatto che tutte le società siano ancora in amministrazione giudiziaria, alcune anche a causa di presunte tangenti di valore ritenuto sproporzionato rispetto al patrimonio societario, tanto che alcune rischiano o sono già state dichiarate in liquidazione. Come lo studio Magnano del “geometra di Berlusconi“ Francesco Calogero Magnano. Il suo legale, l’avvocata Roberta Minotti, ha ottenuto dalla Corte di Cassazione l’annullamento dell’ordinanza del Tribunale del Riesame di Monza che ha confermato il sequestro delle società di Magnano disponendo che venga fissata un’udienza del Riesame bis in quanto i giudici monzesi non avrebbero ben spiegato perché tenere sotto i sigilli e in amministrazione giudiziaria le aziende quando ci sarebbe un’enorme sproporzione tra le somme contestate come profitto della presunta corruzione e il loro fatturato complessivo. Stesso provvedimento ha ottenuto l’imprenditore Luigi Roncalli. Alla prossima udienza buona parte degli imputati chiederà di essere ammessa al processo abbreviato. In carcere a fine aprile erano finiti Antonio Colombo e gli imprenditori Galdino Magni e Alberto Riva, mentre ai domiciliari erano andati Magnano, Antonella Cantù, Donato Magni e Roncalli e pure Annabella e Giovanni Beretta, compagna e cognato di Colombo. Questi ultimi due potrebbero decidere di concordare la pena con la Procura. I reati ipotizzati a vario titolo sono concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, emissione di fatture per operazioni inesistenti e frode fiscale.