Docente di Urbanistica al dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e vicepresidente della Scuola di Economia Civile, ha al suo attivo la pubblicazione di numerosi libri e nel curriculum spicca anche la collaborazione con la presidenza del Consiglio dei ministri.
Elena Granata è la professionista che sta assistendo il Comune di Seregno nella battaglia contro gli effetti dei cambiamenti climatici, attività a cui affianca serate di sensibilizzazione.
Professoressa, è davvero così importante e così urgente questo tema?
"Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti e sta causando effetti devastanti, anche tragici. Sono sotto gli occhi di tutti. Siamo ormai entrati in confidenza con le catastrofi. È in gioco la nostra sopravvivenza. E la situazione mi fa rabbia, perché oggi sappiamo tutto: le cause di questi eventi, le responsabilità, sappiamo fare previsioni e sappiamo anche quali sono le soluzioni per mettere in sicurezza la comunità".
Perché dunque non si fa nulla?
"Manca la buona politica, la buona amministrazione. È normale vedere che, in una situazione di questo tipo, il piano clima non è neanche previsto dalla legge? C’è solo qualche indicazione, ma nulla di che. Non ne faccio un discorso di colore politico: tutti hanno le loro responsabilità. Ora, però, bisogna essere più che mai concreti e mettere nero su bianco cosa si intende fare contro i cambiamenti climatici. Poche pagine chiare, concrete, realistiche. Il piano clima dev’essere il piano dei piani, deve prevalere sul Piano di governo del territorio dei comuni. Però c’è anche dell’altro: perché l’azione sia efficace non si può demandare tutto alla politica".
Qual è la sua ricetta per fare qualcosa di efficace?
"Innanzitutto bisogna essere informati. La politica ha il 50 per cento della responsabilità, perché crea le condizioni, può trovare finanziamenti, dà le priorità, indica le regole. L’altro 50 per cento, però, riguarda i singoli cittadini, le imprese, le istituzioni scolastiche formative. Bisogna educare al rischio i bambini, trasmettere la cultura e la gestione del rischio. Io stessa, come docente, ho responsabilità più forti rispetto al passato. Devo fare capire, essere chiara. Il mio compito non è studiare per insegnare, ma per amore delle persone".
Il Comune di Seregno, da solo, che contributo può dare?
"Confido tanto sull’effetto di emulazione da parte delle amministrazioni limitrofe e, via via, sempre più distanti. Il processo è solo avviato, bisognerà dare gambe e sostanza con azioni concrete. Siamo ancora un po’ indietro come mentalità, perché abbiamo l’idea che fare un Pgt significhi fare fruttare qualcosa economicamente, mentre siamo carenti nell’idea che mettere in sicurezza il territorio è mettere in sicurezza noi stessi. Però sono fiduciosa, avendo visto l’evoluzione di Seregno. Lì, due anni fa, non si poteva parlare di ambiente. La piccola catastrofe del 2023 è stata determinante, ha risvegliato le coscienze. Credo che altri capiranno queste cose in futuro, spero prima che sia troppo tardi".
G.G.