
La fotografia dal satellite. Palazzi, capannoni e strade. Lissone, la città del cemento
Palazzi e villette, casermoni e capannoni, botteghe e strade. Cemento e asfalto, con in mezzo un po’ (poco) di verde. È ancora una volta Lissone la città più cementificata della provincia più edificata d’Italia. Primi assoluti in Lombardia, tra i primissimi a livello nazionale, dietro solamente a una manciata di Comuni campani come Casavatore, Arzano e Melito di Napoli, che sfondano il tetto dell’80% e, nel primo caso, pure quello del 90%. Gli anni passano, ma il record negativo resta sempre lì: anche stavolta, implacabile, il report dedicato al consumo di suolo in Italia per il 2023 dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, certifica l’immagine grigia della Città del Mobile.
Il documento parla di un comune che ha coperto e impermeabilizzato con abitazioni, industrie e vie il 71,4% del suo territorio. Più di un luogo dell’hinterland milanese come Sesto San Giovanni, che si è fermato poco sotto, al 68,9%, conquistandosi il secondo posto a livello regionale su questo poco lusinghiero podio. La percentuale di Lissone in concreto si traduce in 664,09 ettari di terreno edificato a tutto il 2022, ossia 6,64 chilometri quadrati di cemento e asfalto. I dati il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente li ha ottenuti sfruttando cartografie che utilizzano immagini satellitari ad alta risoluzione. Nel 2006 la città brianzola si fermava al 69,66% di suolo consumato, che erano in ogni caso 648 ettari. In 17 anni se ne sono andati altri 16 ettari, quasi uno all’anno, cioè complessivamente quasi 23 campi da calcio. La soglia del 71% è stata toccata dieci anni fa, con 660 ettari abbondanti di suolo cementificato. Da allora la frenata è stata decisa, ma la città non è comunque riuscita ad azzerare del tutto il consumo di suolo.