STEFANIA TOTARO
STEFANIA TOTARO
Cronaca

La fusione Aeb-A2a. La difesa ci riprova e punta a spostare il processo a Milano

Seregno, procedimento al via: sindaco Rossi accusato di turbativa d’asta. Presentate le stesse eccezioni già bocciate in udienza preliminare. Secondo la Procura la manovra avrebbe creato un danno da 60 milioni.

Alberto Rossi, sindaco di Seregno, è accusato di turbativa d’asta

Alberto Rossi, sindaco di Seregno, è accusato di turbativa d’asta

Si apre il processo per la presunta fusione sospetta fra Aeb e A2A e le difese ripresentano le stesse eccezioni, bocciate in udienza preliminare, per spostare il dibattimento dal tribunale di Monza a quello di Milano e contro le costituzioni di parte civile. Alla sbarra, davanti alla giudice Valentina Schivo, per turbativa d’asta il sindaco di Seregno Alberto Rossi, l’assessore alle Partecipate di Seregno Giuseppe Borgonovo, il segretario generale del Comune di Seregno Alfredo Ricciardi (unico presente tra gli imputati in aula), l’ex presidente del consiglio di amministrazione di Aeb spa Loredana Bracchitta, l’allora presidente di A2A Giovanni Valotti e Pierluigi Troncatti, quale partner di Roland Berger srl. Secondo i pm monzesi Salvatore Bellomo e Stefania Di Tullio l’aggregazione (ma i fatti contestati galoppano verso il colpo di spugna della prescrizione perché risalgono al 2019 e 2020) sarebbe stata realizzata "al solo fine di favorire la società A2A" con un danno complessivo per Aeb "non inferiore a 60 milioni di euro" e con "l’omessa valorizzazione di un premio di maggioranza a favore di Aeb non inferiore a 5,7 milioni di euro". L’operazione è stata amministrativamente bocciata fino in Cassazione perché occorreva una gara pubblica per la selezione del socio privato a opera di un’azienda a controllo pubblico e ora è in corso il procedimento davanti alla Corte dei Conti per il risarcimento del danno erariale. Rossi e Borgonovo sono accusati di avere "supinamente recepito tutte le indicazioni" fornite dai coindagati, "intese a escludere la gara pubblica" e, nonostante le varie pronunce giudiziarie, di avere "mantenuto in essere quanto già illegittimamente deliberato". Rossi è anche accusato di essere intervenuto "su sollecitazione di Bracchitta, presso il Comune di Bovisio Masciago, tramite il segretario provinciale del Pd Luigi Ponti, per eliminare dall’ordine del giorno del Consiglio comunale del 28 novembre 2019 qualsiasi riferimento a una gara pubblica". Al processo si sono costituiti parti civili il Comune di Seregno, che di fatto procede contro se stesso chiedendo un risarcimento dei danni all’amministrazione comunale di cui il primo cittadino è anche imputato, e anche gli altri Comuni soci della multiutility dei servizi municipali, Limbiate, Varedo e Bovisio Masciago, il Gruppo Servizi Desio e i consiglieri comunali lissonesi Antonio Erba e Marino Nava di due liste civiche di minoranza, ma anche il collega di una lista civica rappresentata nella maggioranza e alla presidenza del Consiglio comunale, Daniele Fossati. Contro la loro presenza hanno puntato il dito i difensori degli imputati, sostenendo che il Comune di Lissone ha inviato una diffida al risarcimento dei danni per cui verrebbe meno la presenza dei consiglieri, giustificata dalla mancata comparizione dell’amministrazione comunale lissonese. Il difensore dei consiglieri comunali, l’avvocato Alessandro D’Addea, ha invece ribattuto che una diffida non è una costituzione di parte civile. I legali degli imputati hanno ripresentato la richiesta di pronunciare l’incompetenza territoriale del procedimento penale, che dovrebbe andare a Milano perché la lettera di intenti che ha aperto la vicenda contestata è maturata in territorio milanese. I pm ritengono invece che quella lettera non cita il luogo da cui è partita, quindi la competenza resterebbe Monza. La giudice si pronuncerà a maggio.