CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

La grande diaspora dei ragazzi Ansia in aula, meglio la cameretta Lo psicologo: dobbiamo abituarci

Crisi, fobìe e attacchi di panico alla base del boom di richieste di istruzione domiciliare o parentale. Il professor Lancini: "Se la scuola non cambia, è destinata a estinguersi per mancanza di utenti".

La grande diaspora dei ragazzi Ansia in aula, meglio la cameretta Lo psicologo: dobbiamo abituarci

di Cristina Bertolini

Ansia da prestazione, attacchi di panico: è il fenomeno allarmante che sta prendendo piede in questi anni nelle scuole, causa di abbandono scolastico e richiesta sempre più frequente (consentita dalla legge) di intraprendere l’istruzione domiciliare o parentale. Chiusi in cameretta molti ragazzi tendono ad evitare il confronto tra pari e la sconfitta di un brutto voto.

"Almeno uno studente per classe (3% in totale) ha fatto più del 25% di giorni di assenza – fa notare Renata Cumino, dirigente dell’istituto Olivetti di Monza – altrettanto cresce la richiesta di didattica parentale o domiciliare: fino a 5 o 6 per classe, in crescita al diurno". Per la domiciliare, uno o due docenti vanno a casa del ragazzo (opportunamente certificato) per fargli fare le verifiche. Per l’istruzione parentale, in realtà studiano da soli e poi sostengono gli esami a fine anno. Quindi il 2% non sono stati ammessi alla maturità, per non avere frequentato il numero minimo di ore. Si nota una grande fragilità di fondo. Nella confluenza dai centri di formazione professionale un tempo il 95% si metteva in pari nel giro di 3-4 mesi.

"La scuola dovrà abituarsi alla diaspora dei ragazzi, iniziata già prima del Covid e in aumento. Se la scuola non cambia è destinata ad estinguersi per mancanza di utenti. Sono soprattutto i maschi a soffrire la costrizione dell’istruzione come una gara al successo. La valutazione numerica non corrisponde al funzionamento emotivo e affettivo dei ragazzi che perciò pensano che sia più utile stare a casa cercando le informazioni che interessano su internet". Non usa mezzi termini il professor Matteo Lancini, psicoterapeuta dell’adolescenza e docente dell’Università Bicocca, nel suo ultimo saggio “Sii te stesso a modo mio. Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta“ (edizioni Cortina). Secondo l’esperto bisogna ammettere l’uso di internet anche durante le verifiche, senza timore che i ragazzi copino, valutare sottolineando punti di forza e di debolezza e dando indicazioni per migliorare e raggiungere attraverso gli strumenti dei ragazzi anche chi non viene a scuola, mentre la scuola italiana è il luogo migliore dove crescere. Irrigidirsi su valutazioni numeriche riduttive e divieto di uso di internet sono segnali della fragilità degli adulti. "I genitori sostengono i ragazzi – gli fa eco Diego Miscioscia, psicologo – a patto che questi soddisfino le loro aspettative di studio, di modelli e progetti di vita".