Monza – Ha superato le 1.400 firme la petizione promossa dal Comitato per il Parco per chiedere al presidente del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza di non rinnovare al Golf club l’utilizzo di 95 ettari di verde, ripristinando il bosco. Ora gli attivisti attendono la firma della convenzione di partenariato pubblico-privato tra Consorzio e Club. Non sarà più una concessione, ma una partnership, cioè una collaborazione che, sulla carta, spinge il Golf Club Milano (nel caso si aggiudicasse il bando che non ha ancora una data o una scadenza) a diventare compartecipe delle responsabilità di valorizzazione e gestione degli spazi.
Questa soluzione piace ancora meno agli attivisti green: "Il partenariato – lamentano – si traduce in una perdita di autorità dell’ente pubblico". L’eliminazione del Golf potrebbe aprire la strada all’inclusione del complesso monumentale tra i beni patrimonio dell’umanità dell’Unesco, riconoscimento di rilevante portata culturale, sociale ed economica. "Si consentirebbe al Consorzio di partecipare da protagonista alle politiche nazionali, europee e globali – spiega Giorgio Majoli, referente del Comitato di coordinamento dei comitati cittadini – per il risanamento ambientale e la riduzione delle disuguaglianze. Si eviterebbe al Consorzio di dover dedicare tempo e denaro alla gestione di una concessione che, nella forma che si profila di un anomalo partenariato speciale, si prospetta a dir poco problematica, per non dire inutile e dannosa. L’investimento necessario per il rimboschimento e per gli interventi ad esso connessi non supererebbe, secondo stime di esperti, il milione di euro, ovvero circa un 2% degli investimenti promessi dalla Regione per la rinascita del complesso monumentale".
Quanto alla perdita dell’entrata di 700mila euro del canone di concessione, "potrebbe essere compensata da eque integrazioni del fondo di gestione da parte dei soci del Consorzio, sicuramente consapevoli del valore eccezionale del bene affidato alla loro tutela". Un’alternativa proposta dagli ambientalisti è quella di ridurre il campo da golf dalle attuali 27 buche a 18, restituendo un terzo del terreno ad uso pubblico. Già il geologo monzese Pompeo Casati, negli anni ‘80 aveva suggerito di ripristinare a verde almeno la parte della roggia Pelucca per farne un percorso storico e paesaggistico e per ridirezionarne l’acqua nel Lambro, diluendone le sostanze inquinanti.