STEFANIA TOTARO
Cronaca

La maxi frode dei bonus edilizi I lavori erano solo di facciata

Falsi interventi di recupero per incassare i crediti: 48 indagati. Sequestrati denaro, ville e auto per 90 milioni

La maxi frode dei bonus edilizi I lavori erano solo di facciata

di Stefania Totaro

Gli interventi di ristrutturazione edilizia grazie al Bonus Facciata e l’Eco Bonus erano solo sulla carta, ma hanno permesso incassi milionari che finivano anche su conti esteri. Una maxi frode ai danni dello Stato scoperta dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Monza, che hanno sequestrato crediti fiscali, denaro, appartamenti e ville per 90 milioni di euro, indagando 48 persone, di cui 4 brianzoli. Tra loro Francesco S., 34enne commercialista e revisore legale dei conti, di origine calabrese residente a Varedo, ritenuto ideatore del raggiro insieme a due colleghi di Treviso e Napoli. Le accuse sono truffa aggravata ai danni dello Stato, autoriciclaggio e indebite compensazioni di crediti fittizi.

L’indagine, sviluppata dagli specialisti del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Monza e coordinata dalla Procura monzese, è stata avviata a seguito di alert di rischio antiriciclaggio emersi nei confronti del 34enne, che risultava avere eseguito centinaia di operazioni di acquisto di crediti per un valore di 13 milioni di euro da sedicenti proprietari di immobili per interventi edilizi con il Bonus. Sospette sono apparse le cessioni avvenute “a catena“ dei crediti, per lo più lo stesso giorno, per poi essere infine tutti monetizzati presso Poste Italiane, parte offesa della truffa. Ne è emerso un vasto e ripetuto sistema fraudolento gestito da 48 persone, titolari di ditte individuali o società, con domicilio fiscale in 13 regioni italiane, che in realtà non si occupavano di edilizia ma di creare con false fatture crediti d’imposta inesistenti per ottenere liquidità a sei zeri grazie alla possibilità di cessione dei crediti fiscali, che era illimitata tra il 2020 e il novembre 2021, quando poi è invece intervenuta una stretta.

Le Fiamme gialle hanno scoperto che dei 700 ignari richiedenti dei Bonus edilizi, i cui nominativi sono stati scelti a caso dalla banda, più di 300 non erano neanche proprietari di abitazioni, erano persone con redditi esigui o percettori di reddito di cittadinanza. Altri i lavori li avevano fatti fare, ma di importi più modesti e risultavano anche cessioni di credito duplicate con codici tributo differenti. Le società coinvolte sono invece risultate di recente costituzione e senza una struttura operativa reale, con legali rappresentanti e amministratori con precedenti penali e con oggetti sociali non compatibili con l’edilizia. Però sono riuscite a inviare centinaia di false comunicazioni all’Agenzia delle Entrate, attraverso l’inserimento nell’apposito portale, che attestavano la disponibilità di crediti fiscali per decine di milioni di euro, a fronte di fantomatici interventi di "recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica elettrica".

Sono quindi scattate le denunce ed è stato eseguito il sequestro finalizzato alla confisca per 90 milioni di euro: 38 milioni di crediti d’imposta ancora giacenti nei cassetti fiscali delle società o di Poste Italiane, 51 milioni tra disponibilità finanziarie, trasferite anche verso conti esteri, quote sociali e beni (30 immobili, tra cui 3 ville a Venezia e Massa e pure una Porsche) e circa 200mila euro per crediti d’imposta compensati illecitamente.