Il futuro dell’ex Centro Rai nel Parco di Monza segue i tratti disegnati da Ico Migliore, architetto vincitore di tre Premi Compasso d’Oro. Si chiama Casa Morandi e vorrebbe essere una struttura dedicata all’assistenza pediatrica per bambini affetti da malattie terminali. Un’idea, per il momento, sostenuta dalla Fondazione Morandi, nata da Matteo e Paola Morandi in seguito all’incidente in moto al figlio Mattia rimasto in coma due mesi, per realizzare progetti concreti nei settori della sanità, della scuola e dello sport, con particolare attenzione alla formazione, alla ricerca e all’inclusione sociale. Un sogno da 5 milioni di euro che potrebbe dare una svolta definitiva al destino all’edificio nel Parco, esempio di architettura industriale realizzato tra il 1953 e il 1954 su un progetto che porta le firme di Giò Ponti, Alberto Rosselli e Antonio Fornaroli.
Su quell’area di 1.450 metri quadrati del valore immobiliare di quasi 3,2 milioni di euro, dal 2018 - ovvero da quando la Rai ha abbandonato il Parco - si sono susseguite diverse ipotesi: confermare la vocazione a uffici oppure pensare di realizzare un museo della televisione, o ancora trasformarla in sede di un corso universitario. Nulla è stato fatto. Era stato anche pubblicato un bando per una nuova riassegnazione in concessione dell’edificio, ma il canone annuo di 152mila euro - oltre alle spese di gestione e ai necessari lavori di ristrutturazione – da versare nelle casse del Consorzio Parco e Villa Reale, si è rivelato fuori mercato. Ora, però, si aprono nuove prospettive. Serie e concrete. Tuttavia il consiglio di gestione del Consorzio Parco e Villa Reale prima di procedere deve definire la destinazione d’uso dell’ex Centro di controllo Rai e solo successivamente si potrà procedere con un bando pubblico per riuscire a realizzare la Casa Morandi. L’idea sarebbe di trasformare questi spazi in un sistema armonico che integri architettura storica e innovazione, contribuendo a creare un organismo pulsante capace, da un lato di accogliere e supportare la comunità e dall’altro di offrire cure e terapie di alto livello in campo sanitario.
"Questa progettualità incarnerà la nostra visione più profonda di cura: non solo una risposta a esigenze funzionali, ma lo immaginiamo come un luogo di relazione, crescita e connessione umana – le parole di Matteo Morandi, presidente della Fondazione –. Casa Morandi sarà un modello innovativo di benessere che coniugherà la nostra esperienza con la nostra missione. I fondi per la realizzazione del progetto saranno frutto del ricavato della vendita del volume “Inattesa”, un libro che racconta la storia di Matteo, mio figlio, a cui dopo un incidente in moto molto grave, i medici hanno donato la possibilità di una seconda chance". Ecco, "vogliamo restituire il bene ricevuto creando un ecosistema dove salute, benessere e comunità si incontrano e generano nuove connessioni".
Accanto all’hospice pediatrico Domus Morandi, la Fondazione vorrebbe realizzare anche il Campus Morandi, destinato al lotto di via Lissoni, vicino all’ospedale San Gerardo, riconosciuto Fondazione di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico proprio in ambito pediatrico. Il progetto vede al centro una piazza-giardino: il cuore pulsante della vita del campus, da cui si svilupperanno spazi dedicati alla cura, alla formazione e all’ospitalità. Si tratta di un ambiente pensato per la comunità, dove luce e architettura si fondono per offrire un’esperienza rigenerativa, favorendo il benessere fisico e psicologico.