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La proposta del principe del Foro: "Intitoliamo lo stadio a Silvio. Così la famiglia non ci mollerà"

Raffaele Della Valle: "Un campionato positivo, sognavo Ranieri in panchina"

La proposta del principe del Foro: "Intitoliamo lo stadio a Silvio. Così la famiglia non ci mollerà"

"Quest’anno sono riuscito a vedere tre partite allo stadio (Torino-Bologna-Frosinone), e al di là del risultato ho visto un ambiente bellissimo, una bomboniera, la visuale delle Prealpi sullo sfondo. Ora vediamo cosa succederà, ma sono convinto che la famiglia Berlusconi non ci abbandonerà, se poi riuscissimo a intitolare lo stadio al papà, sarebbe prima di tutto un tributo alla sua grande generosità e ma forse una garanzia per il futuro: mica potrebbero venderci subito…".

È un concentrato di passione e ottimismo l’avvocato Raffaele Della Valle, classe 1939, Principe del Foro e storico tifoso biancorosso, di cui per anni ha frequentato con una certa regolarità gli spalti (era presente anche nell’infausto spareggio per andare in Serie A perso a Bologna del 1979 contro il Pescara). Impossibile non sentire anche lui per analizzare il campionato dei biancorossi.

"Il finale forse non è andato benissimo, ma i giocatori erano demotivati, senza certezze sull’assetto societario e sapendo che alcuni elementi importanti e l’allenatore erano in partenza: era impensabile e forse imprudente andare in Europa. L’obiettivo era la salvezza e Palladino, che a me è sempre piaciuto molto, lo ha raggiunto con quasi dieci giornate di anticipo togliendo parecchi patemi d’animo".

Ora regna un po’ di incertezza su cosa accadrà?

"Come ha detto anche Gasperini parlando dei successi con l’Atalanta, non si possono fare troppi debiti, il campionato di Serie A costa e l’Europa anche di più.

Anche un eventuale acquirente si troverebbe con il pensiero di dover spendere di più per giocare le coppe, servirebbe un organico più ampio".

E quindi?

"Bisogna vedere come sostituiranno chi va via, a cominciare dalla panchina: mi piacerebbe trovare un altro Palladino anche se, lo confesso, il mio sogno sarebbe stato quello di avere un allenatore come Ranieri: perbene, equilibrata, misurata, un simbolo".

C’è bisogno di simboli nel calcio?

"Sì, come Pessina ad esempio, il nostro capitano, che ha scelto di tornare nella sua città per fare bene al suo territorio, un simbolo di attaccamento alla maglia".

I Monzesi si stanno appassionando e diventano più esigenti…

"Il pubblico è bellissimo, col Frosinone ero allo stadio e anche grazie ai prezzi dimezzati si è riempito. Il calcio è il miglior veicolo pubblicitario, anche la famiglia Berlusconi lo sa: per motivi di laovoro viaggio partecchio e ovunque vada in Italia, mi chiedono tutti del Monza. Ci guardano con simpatia, è una squadra seria e simpatica".

Si è parlato di tanti potenziali acquirenti, ma al momento parrebbe tutto congelato…

"Credo che alla fine si proseguirà così, magari con una compartecipazione, non ci molleranno. Torno a ribadire: bisogna intitolare lo stadio a Silvio Berlusconi,

Troppo divisivo, per qualcuno...

"è stato un benefattore per questo territorio senza il quale non saremmo mai andati in A. Ci ha messo cuore e quattrini".

Ci sono personaggi del passato forse più legati al territorio...

"Sono legato con affetto anche a presidenti del passato come Giovanni Cappelletti (sfiorò la serie A negli anni Settanta per quttro anni di fila, ndr) e Valentino Giambelli (fece costruire lo stadio Brianteo, ndr), ma è Berlusconi ad averci portati in Serie A. Bisogna accantonare i dissidi politici che sono stati tirati in ballo, stiamo parlando di sport e Berlusconi è stato un uomo noto in tutto il Mondo... non era un gangster".

Da.Cr.