ALESSANDRO CRISAFULLI
Cronaca

La reazione di Maccarani: "Niente lezioni dai pm"

Dopo la richiesta di archiviazione l’avvocata dell’allenatrice contesta la “morale“ "Un modo per giustificare un’inchiesta che non ha trovato rilevanza penale".

La reazione di Maccarani: "Niente lezioni dai pm"

Manuela Maccarani contesta attraverso la sua avvocata le pesanti frecciate metodologiche della Procura

La sostanza - la richiesta dei pm di archiviazione del fascicolo - ha certamente fatto piacere, e tirare un sospiro di sollievo, a Emanuela Maccarani, nel day after del rientro da Parigi con il bronzo olimpico.

Ma la forma, con le pesanti frecciate “metodologiche” degli stessi magistrati, non l’ha proprio digerita. "Rimango basita dal contenuto della richiesta di archiviazione dove i pubblici ministeri – sostiene la sua avvocata Danila Di Domenico – non avendo trovato alcuna rilevanza penale nei comportamenti della mia assistita, hanno pensato bene però, al fine di giustificare un’indagine partita da dichiarazioni rese ad un giornale da una atleta mai allenata dalla Maccarani (Corradini) e da un’altra atleta esclusa dalle Olimpiadi (Basta) con “lezioni di vita“ ad una allenatrice che di ragazze ne ha allenate centinaia. Ragazze che che dicono ben altro rispetto a quanto riferito dalle accusatrici". Un fiume in piena, l’avvocata della plurimedagliata direttrice tecnica delle Farfalle: "E trovo gravissimo leggere dai pm che chi va avanti è solo perché resiste ai soprusi perché le ragazze della ritmica hanno dimostrato, ancora una volta, che vincono perché stanno bene e sono ragazze meravigliose che dedicano la loro vita alla realizzazione di un sogno. Non si può arrivare a certi livelli se non si sta bene psicologicamente in primis". Un concetto sottolineato anche da Marcella Bounous, la psicologa dello sport che ha accompagnato il percorso delle atlete nell’ultimo anno e mezzo. "Proprio in questo momento storico ove la violenza familiare e quella dei minori ha dei numeri preoccupanti – conclude Di Domenico – mi aspetterei che la Procura di Monza si dedichi con la stessa enfasi a fare lezioni di vita a chi realmente questi reati li commette. E da ultimo la Procura non ha dato alcuna rilevanza, pur avendo diverso materiale a sua disposizione, alle dichiarazioni mendaci rilasciate dalle persone offese".

Nel corposo documento le pm Cinzia Citterio e Manuela Massenz parlano di "una sorta di lotteria che, a seconda degli umori (o meglio, dei malumori) dell’allenatrice, finisce con l’infliggere alle giovani atlete sofferenze psicologiche che ne determinano il destino sportivo in termini di maggiore o minore capacità di sopportazione, come in una sorta di rituale (o prova di resistenza) dal quale alcune ne escono apparentemente “rafforzate“ e vincenti, altre decidono di non proseguire nell’agonismo e portano con sé’ la colpa e la frustrazione per il fallimento". Parole dure: "Insulti, pesature reiterate, espressioni offensive riferite alle caratteristiche fisiche, umiliazioni e interventi diretti sul cibo durante la consumazione dei pasti". E ancora: "In un sistema attento alle competenze e al rispetto delle persone, tanto più quando si parla di minorenni, dovrebbero certamente avere rilievo disciplinare e determinare l’allontanamento di figure prive di requisiti minimi di serietà professionale".

Però, siccome le atlete hanno reagito in maniere diverse, e gli eventuali problemi psicologici non possono essere attribuiti solo a modi e toni della Maccarani, secondo i pm, non ci sarebbero le premesse per una sua condanna. Un vero e proprio scontro sui metodi educativi, mentre a livello giudiziario la parola passa al gip, che deciderà sulla richiesta di archiviazione.