di Monica Guzzi
La scuola ai tempi del Covid? L’importante è non arrendersi alle difficoltà, trasformando un ostacolo in un’occasione, quella per dare vita a un nuovo modo di fare didattica.
È ciò che hanno pensato i dirigenti di una quindicina di licei e istituti superiori di Monza e Brianza, che hanno deciso di lavorare in rete, scambiandosi informazioni e progetti su come affrontare la difficile convivenza con il virus. I presidi hanno scelto di fare il gioco di squadra, affidandosi a un consulente di prim’ordine, come Raffaele Mantegazza, professore associato di Pedagogia interculturale presso la facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università di Milano Bicocca e curatore di progetti di formazione per insegnanti ed educatori.
Per tutta l’estate si sono consultati sulle soluzioni da adottare, fra percorsi separati, didattica mista, a distanza e in presenza.
I risultati delle diverse soluzioni adottate saranno monitorati dagli insegnanti e confluiranno in uno studio coordinato dall’esperto. "Sarà una ricerca che partirà dagli insegnanti. Io farò la sintesi", spiega Mantegazza, particolarmente interessato al progetto.
"L’idea - spiega il professore - è quella di iniziare un percorso di ricerca da portare avanti tutto l’anno per capire le ricadute dal punto di vista pedagogico delle scelte organizzative delle scuole. Ogni scuola ha fatto la propria scelta, ma in questo modo inizieremo un percorso in cui tutte le ricadute positive e i problemi verranno discussi insieme. Sarà un’occasione da cui far emergere una possibilità di crescita".
I presidi hanno lavorato molto durante l’estate. I capisaldi delle loro scelte li accomunano: attenzione alle prime classi e alle quinte, ai disabili e agli alunni con disturbi dell’apprendimento, ma anche l’idea di mantenere un’unità di classe nonostante l’organizzazione in gruppi e sottogruppi.
Saranno coinvolti, oltre agli insegnanti, anche gli studenti e i genitori per ripensare la didattica. Mantegazza per esempio sarà al liceo Frisi di Monza per i primi tre giorni di accoglienza per discutere di questi temi. E a Natale sarà possibile trarre con tutti i protagonisti le prime considerazioni sulla nuova organizzazione resa necessaria dal coronavirus.
Molti gli spunti offerti dalle novità imposte dall’emergenza sanitaria, a partire dal problema della ritualità: "Perché questi ragazzi da sette mesi non fanno la cartella".
Promosse due buone pratiche: coinvolgere i diretti interessati nella formazione dei sottogruppi, e proporre lezioni di 45-50 minuti, per dare a tutti l’occasione di riflettere. E poi "bisogna pensare a come coinvolgere i ragazzi che stanno a casa mentre i compagni lavorano in classe: potrebbero realizzare dei lavori in pdf, mentre chi è in presenza potrebbe fare un filmato. In questo modo pc e smartphone vengono usati in modo costruttivo e non passivo - spiega il professore -. Questo è il momento di inventare e di dimostrare ai ragazzi che andare a scuola è meglio che stare a distanza".