La sfida di Rita Capurro. Far dialogare la storia con la vita della città

Da 30 anni si occupa del patrimonio artistico religioso .

La sfida di Rita Capurro. Far dialogare la storia con la vita della città

Rita Capurro guida il Museo e Tesoro del Duomo Museologa, ha una laurea in Storia dell’arte e dottorato in Design dei beni culturali

Rita Capurro è la neo direttrice del Museo e tesoro del Duomo. Genovese, museologa, dopo la laurea in Storia dell’arte all’Università di Genova ha conseguito il dottorato in Design dei beni culturali al Politecnico di Milano, con una tesi sulla musealizzazione dei beni di interesse religioso.

Da trent’anni si occupa del patrimonio artistico di interesse religioso, prima come storica dell’arte e poi per gli aspetti espositivi: come raccontare l’arte e in particolare quella sacra.

Qual è stato il suo percorso professionale?

"Ho lavorato in collaborazione con l’Università Cattolica, sulla valorizzazione del patrimonio culturale religioso. Rispetto alla didattica tengo il corso di Turismo e valorizzazione del patrimonio culturale in Bicocca e Turismo e religione, nel dipartimento di Sociologia e ricerca sociale. Ho collaborato con l’Associazione Musei ecclesiastici nel consiglio direttivo e contribuito come cocuratrice alla realizzazione del Museo diffuso dell’Università Bicocca che ha avviato la progettazione tra la fine del 2019 e i primi del 2020, per attivare azioni concrete nel 2023 con una mostra fotografica nel dipartimento di Medicina dell’Università Bicocca, nell’ambito di Monza Photo fest festival diffuso che per oltre un mese e mezzo mette il mondo della fotografia al centro dell’interesse della città".

E ora approda al Museo e Tesoro del Duomo, come ci è arrivata?

"Il consiglio di amministrazione cercava un direttore e mi sono candidata. La strategia per il museo è fondamentale. Il Museo è una grande collezione con un forte legame con la città. La Corona ferrea è iconica per Monza, tanto da comparire anche nello stendardo. Il Museo e tesoro è conosciuto anche all’estero fra gli studiosi. Dal 2025 creeremo iniziative ed eventi pubblici per dialogare con la comunità, attraverso un processo partecipativo. Raccoglieremo opinioni collettive, in un processo di ascolto e dialogo con la città da sviluppare nel tempo".

Il secondo tema è quello dell’accessibilità.

"Dovremo studiare il nostro pubblico, scuole, turisti in gruppo, visitatori individuali: individuare quali categorie vengono in visita e quali non vengono e perché. Mi interrogo su quale potrebbe essere il potenziale pubblico del Museo. Da queste domande programmeremo la strategia e le mostre. Rispetto all’inclusione, andando oltre il rispetto delle norme di legge sull’accessibilità, ci chiediamo quale vantaggio può dare il museo a un non vedente, a un disabile cognitivo o sensoriale. Lavoreremo su azioni concrete a partire da questi principi".

Quale sarà la prima operazione concreta?

"Sulla sezione Serpero dovremo ripensare le didascalie e i pannell: saranno resi più attuali e posizionati più vicino agli oggetti di cui parlano. Inoltre tenteremo di evidenziare l’utilizzo del patrimonio religioso. Per esempio, già in occasione del rito di investitura del nuovo arciprete monsignor Marino Mosconi, nel bookshop del museo avevamo messo a disposizione un piccolo documento illustrativo relativo ai busti dei santi esposti sull’altare per la cerimonia, come anche del calice e della croce di Adaloaldo, primo re longobardo ad essere battezzato. Vogliamo sottolineare il significato e l’uso vivente degli oggetti".

C.B.