Ragazzi irresponsabili e che non pensano alle conseguenze tragiche delle loro azioni?
"Niente affatto. Il problema è: perché i ragazzi vanno incontro al parasuicidio? Perché nel nostro tempo l’assenza di prospettive di vita, il non intravedere il futuro causa sofferenza. E la prospettiva di avere davanti una vita lunga, stimola la domanda: cos’ho da perdere se muoio?".
Ribalta totalmente la prospettiva, sin dal punto di partenza il professor Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta (di formazione psicoanalitica) presidente della Fondazione Minotauro di Milano e docente presso il dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca e presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano. Mentre il bambino si sente al sicuro e onnipotente, l’adolescente, di fronte al corpo che cambia si proietta nel futuro, con lasua prospettiva di invecchiamento e di morte.
"E allora subentra l’istinto di sfidarla, per poter andare avanti pur sapendo che la morte esiste. È il tentativo di dare un senso alla vita anche nella consapevolezza che a un certo punto si dovrà andare incontro alla morte". Per questo, secondo il professore, oggi servono a poco le campagne di prevenzione contro l’alcol la droga, l’eccesso di velocità. I ragazzi sono informati e consapevoli. Invece è necessario creare spazi in cui spiegare loro e dare l’opportunità di chiarire a se stessi perché in questo momento della loro vita hanno così voglia di morire e non si proteggono. La colpa non è neanche dei social media. Nel tempo in cui tutto viene ripreso e postato, anche sfidare la morte diventa un momento social: la mia corsa in moto viene ripresa e se sopravvivo divento popolare di me. Altrimenti poco importa". Sgombra il campo anche dall’ipotesi dell’incidente il professor Lancini: "Smettiamola di dire che è stato un incidente. È un comportamento a rischio, segnale di sofferenza, generato da uno stato mentale". La sofferenza per mancanza di prospettive si declina negli adolescenti in un attacco al proprio corpo che va dal prendersi un rischio sulla strada, ai disturbi alimentari, al tagliarsi. La società adulta rimuove la sofferenza e la prospettiva della morte. Ecco perché gli adulti si trovano impreparati a guidare e accogliere i ragazzi.
Cristina Bertolini