Crippa
Nei giorni scorsi in Villa Reale si sono ritrovati aziende, ingegneri, economisti, tecnici e politici per discutere di quella che sembra ormai la sfida del nuovo millennio: la sostenibilità. Un termine apparentemente lontano dalla religione, ma forse non così tanto. Perché le connessioni – storiche e culturali – fra sostenibilità e cristianesimo sono in realtà molto più profonde di quanto sembri. E davanti a una platea che discuteva di cambiamenti climatici, energie rinnovabili e profitto, in apertura di convegno è arrivato un ospite inusuale: il nuovo arciprete di Monza, Marino Mosconi. Giurista e docente universitario, ha accettato di andare alla seconda edizione di Monza Fast Future – questo il nome dell’evento – non per benedire, ma per dire la sua. È la prima volta che un arciprete di Monza partecipa a un evento così laico. Monsignor Mosconi ha citato la Lettera di San Paolo ai Romani, in cui si parla della creazione e della sua caducità. Perché "tra i poveri e più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che geme e soffre le doglie del parto". E ha ricordato come il monachesimo sia sorto "dal venir meno delle città" per fare da "presidio" al mondo che stava nascendo. In una terra di 870mila abitanti e 74mila aziende come la Brianza, l’antico motto dei monaci benedettini – “ora et labora” – è ancora attuale. E pure un tema come quello della "salvaguardia del creato", di cui hanno parlato – ha rammentato l’arciprete – anche gli ultimi due pontefici, Benedetto XVI e Francesco. Con quest’ultimo che alla salvaguardia del creato ha dedicato una delle encicliche più ecologiste (e sociali) mai pronunciate. Dove una "ecologia integrale" dovrebbe essere il punto di vista di tutti, anche della ricca e laboriosa Brianza. Perché, ha sottolineato l’arciprete, "il nesso tra uomo e creato è alla base delle fede cristiana. E ogni concezione di sviluppo deve svilupparsi in maniera integrale e sostenibile".