
Il dottor Momcilo Jankovic, pediatra emato oncologo noto a tutti come il “dottor Sorriso“
Monza – "Arrivava da un altro ospedale, dalla clinica De Marchi di Milano, dove lo avevano ricoverato per una sintomatologia emorragica acuta. Carlo Acutis al nostro reparto di Ematologia pediatrica rimase appena pochi giorni: aveva una leucemia particolarmente grave". A parlare così è il dottor Momcilo Jankovic, pediatra emato-oncologo, il “dottor Sorriso“, già responsabile dell’unità operativa day hospital di ematologia pediatrica della Fondazione Centro Maria Letizia Verga per lo studio e la cura della leucemia del bambino di Monza.
Oggi in pensione, è considerato uno dei medici migliori della sua specialità, nella carriera professionale si è sempre battuto dagli anni Settanta, insieme all’ora primario Giuseppe Masera, contro la leucemia infantile. Tutti i giorni a combattere in quello che è sempre stato considerato centro di eccellenza per le leucemie e le malattie del sangue infantili.
Nutrire speranza in un reparto del genere, dove i bambini soffrono e muoiono, non è facile.
"Anche Carlo Acutis era uno di quel 15 per cento di pazienti con prognosi piuttosto severa, anche se sono stati fatti passi da gigante in questi decenni e ce n’è un’ottantacinque per cento che invece guarisce. Quando quel ragazzo arrivò da noi, la situazione era già compromessa, ebbe una emorragia cerebrale e venne quindi trasferito in Rianimazione".
Dicono che medici e infermieri erano stupiti per come reagiva alla situazione di sofferenza. Senza mai lamentarsi.
"Aveva una faccia bella, normale - rammenta il medico -. La sua patologia apparteneva appunto purtroppo a quella percentuale super-acuta con grossi effetti collaterali che ancora sfuggono alle cure, ma lui era sereno e collaborante. Un ragazzo con una grossa volontà di reagire, i genitori sempre al suo fianco. Ecco, ricordo il suo sguardo e la una serenità importanti. Per onestà, non è un caso eccezionale, ci sono altri ragazzi nelle sue condizioni che danno segnali simili e provano a reagire, la voglia di vivere è forte ma Carlo Acutis mi ha colpito perché pur nell’intensità di sintomi ormai galoppanti, dimostrava un quid in più di cui si rendevano conto in particolare la dottoressa e l’infermiera che rimasero più a lungo insieme a lui".
A contatto quotidiano con la sofferenza degli innocenti, si riesce a rimanere cattolici?
"Sì, ma devo dire che non sono particolarmente devoto e praticante. A volte può essere difficile".