Monza, 4 marzo 2020 - Un'altra pena di 3 anni per lady Sorriso, già condannata in primo grado a 12 anni di reclusione per la corruzione sugli appalti dei laboratori privati di odontoiatria negli ospedali pubblici. Mentre sono stati rinviati a giudizio tre ex responsabili dell’allora Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate.
È l’esito dell’udienza preliminare che si è conclusa ieri davanti alla giudice del Tribunale di Monza Cristina Di Censo. Dopo la pesante sentenza del dibattimento davanti ai giudici del Tribunale di Monza, ha patteggiato altri 36 mesi l’imprenditrice monzese Maria Paola Canegrati per l’inchiesta “Smile bis”, il secondo troncone della maxi indagine della Procura di Monza che nel 2016 costò l’arresto della zarina delle dentiere assieme all’allora presidente della commissione sanità di Regione Lombardia Fabio Rizzi. Maria Paola Canegrati ha concordato la pena (dopo avere iniziato a saldare i debiti fiscali con l’Erario) con la pm Manuela Massenz, che ha anche concordato la pena di 6 mesi di reclusione, trasformati in pena pecuniaria, per il commercialista del gruppo di società facenti capo alla Canegrati, Giancarlo Marchetti (assolto invece dall’accusa di associazione per delinquere al Tribunale di Monza, ma che starebbe patteggiando davanti al Tribunale di Bergamo per bancarotta fraudolenta). Hanno patteggiato anche l’emettitore delle fatture contestate e le società giuridiche imputate in concorso.
La Canegrati era accusata di bancarotta fraudolenta per il fallimento della Servicedent di Monza (salvata da un concordato preventivo che ha ridato una speranza ai 600 lavoratori dell’azienda) che fino al 2015 è stata dell’imprenditrice monzese dell’odontoiatria e anche di truffa e tentata truffa aggravata per 345mila euro per avere utilizzato il sistema delle ricette mediche con prestazioni odontoiatriche raddoppiate per avere un rimborso doppio dal servizio sanitario nazionale: nei suoi ambulatori, per le prestazioni per cui i pazienti pagavano soltanto il ticket regionale, il medico firmava la prescrizione in bianco e le impiegate compilavano ogni trattamento moltiplicato per due. Un raggiro che era ben noto, secondo la pubblica accusa, all’allora Azienda ospedaliera di Desio e Vimercate, che riceveva da contratto il 24 per cento dei ricavi. Infine la Canegrati e Giancarlo Marchetti erano accusati di false fatturazioni emesse da società inglesi e canadesi per 1,8 ml di euro con conseguente evasione fiscale di 445mila euro finiti all’estero. La riforma sul reato di appropriazione indebita (che prevede per procedere penalmente l’esistenza delle querele delle parti offese) ha invece salvato Maria Paola dall’accusa per le spese “pazze”, pari a complessivi 2,6 milioni di euro, fatte per sé e per “oliare” i corrotti, tra cui conti da migliaia di euro in negozi di abbigliamento e pelletteria, Rolex, gioielli, quadri e altre opere d’arte. Pagati con soldi ritenuti sottratti alle società di cui era amministratore unico, la Servicedent e la Elledent. Sono stati invece rinviati a giudizio e saranno processati il 14 settembre al Trbunale monzese tre ex dirigenti dell’Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate.
Di corruzione e turbativa d’asta devono rispondere l’ex direttore generale Pietro Caltagirone e l’allora direttrice amministrativa Isabella Galluzzo, mentre solo di turbativa d’asta l’allora responsabile dell’ufficio appalti Gennaro Rizzo. I tre sono accusati nell’ambito dell’inchiesta principale “Smile” che è costata la condanna a 12 anni della Canegrati, ma si protestano innocenti e chiedevano di essere prosciolti dalle accuse. Ora dovranno portare al dibattimento prove e testimoni per convincere il collegio di giudici presieduto da Letizia Brambilla.