Nuova udienza, giovedì a Roma, per la fase preliminare del processo per l’uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio: gli amici temono che se venisse riconosciuta l’immunità diplomatica agli imputati, il processo verrebbe archiviato e si bloccherebbe la ricerca della verità. Per questo motivo, alla vigilia di quello che potrebbe essere l’appuntamento decisivo, il direttivo dell’associazione Amici di Luca Attanasio lancia un appello alla massima attenzione a quello che succederà. L’udienza, la quinta davanti al Giudice per l’udienza preliminare, è fissata alle 12. Gli imputati sono due funzionari del Pam, Programma alimentare mondiale, una agenzia delle Nazioni Unite. Il Gup ha convocato esponenti della Farnesina per chiarimenti. "È quasi sicuramente l’ultima udienza preliminare in quanto il Gup dovrà pronunciarsi in merito al riconoscimento dell’immunità richiesta dagli avvocati dei due imputati", spiegano dall’associazione nata per sostenere la memoria di Luca Attanasio e la ricerca di verità sull’agguato di cui fu vittima il 22 febbraio 2021 nella Repubblica democratica del Congo, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo. "Se il Gup riconoscerà l’immunità il processo sarà archiviato e si interromperà la ricerca della verità sul triplice omicidio, se invece il Gup rigetterà la richiesta, allora si aprirà uno spiraglio sulla lunga strada per la verità e giustizia", spiegano dall’associazione.
La paura dichiarata espressamente dagli amici di Luca Attanasio è che sulla vicenda cali il silenzio e prevalga la tentazione di dimenticare in fretta quanto accaduto. Una sensazione alimentata anche dall’atteggiamento finora ambiguo del Governo, denunciato pubblicamente dal papà di Luca Attanasio, Salvatore, che ancora non si capacita del fatto che lo Stato italiano non si sia costituito parte civile. Lo stesso Salvatore Attanasio ha espresso perplessità per la recente decisione del Governo di costituirsi invece parte civile per la strage di Cutro. "Con tutto il rispetto per le vittime di quella immane tragedia, faccio notare che in quella sciagura non è morto nemmeno un italiano, mentre nell’agguato in Congo sono morti due servitori dello Stato".
Gabriele Bassani