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Stefano Mauri, custode del Montagnone
La posizione degli ambientalisti monzesi riguardo al tema metropolitana in città è tutt’altro che scontata. Gli attivisti riflettono soprattutto sugli impatti ambientali che possono derivare dalla realizzazione dell’infrastruttura, con cantieri che potrebbero essere invasivi e dare luogo a problemi di intensificazione del traffico.
Già nel recente passato si è espresso in merito Giorgio Majoli, una delle anime di Legambiente Monza, invitando a riflettere sulle conseguenze sul traffico una volta terminate le fermate, con l’attrattività che a quel punto Monza eserciterebbe su tutta la Brianza, e dicendosi assolutamente contrario alla realizzazione del deposito di M5 sull’unica area verde del Casignolo. Ora a prendere posizione è Stefano Mauri, uno dei “padri custodi“ dell’area verde del Montagnone a San Fruttuoso, e socio del Gruppo naturalistico della Brianza. Mauri considera "interessante" la recente proposta del capogruppo al Senato della Lega Massimiliano Romeo, di rivedere il tracciato di prolungamento riducendo le fermate monzesi e "iniziando i lavori dal Polo istituzionale alla Bettola". "Tale idea, credo, abbia il merito di una minore difficoltà operativa, perché l’avviare una prima tratta nord Polo istituzionale-Villa Reale consentirebbe l’acquisizione, da subito, soprattutto dell’importante utenza della medio-alta Brianza", chiarisce Mauri, che poi fa una proposta di modifica al tracciato. "Io che seguo la vicenda già da gennaio 2019 – continua l’attivista –, nel luglio 2022 scrissi ai sindaci di Monza e Milano per manifestare la mia perplessità per la convenienza ambientale ed economica del progetto in essere, perché sostenevo ad esempio che la realizzazione della stazione in Piazza Trento e Trieste sarebbe stata complessa, ridondante e dispendiosa".
Secondo Mauri, la fermata Trento e Trieste è "la più difficoltosa e costosa e meno necessaria perché prossima alla stazione centrale", e quella su via Marsala è "carente di aree-parcheggio rispetto a viale Campania": sono le prime due che potrebbero essere tagliate dalle 7 monzesi. L’ambientalista si dice "rincuorato" dal fatto di vedere affrontare la "questione con una nuova visione", definendo "pragmatico" l’approccio del senatore Romeo e anche dell’assessore al Commercio Carlo Abbà, che pure ha recentemente aperto alla possibilità di valutare il taglio quantomeno della fermata di piazza Trento e Trieste per risparmiare sugli extra costi. In merito ai 589 milioni in più calcolati da Milano, da aggiungersi al miliardo e 296 milioni già stanziati, si esprime anche Mauri, ricordando (come fatto da Romeo) che mentre l’opera rimane in stallo, "i costi lievitano di 12 milioni al mese", e sollecitando a impegnare subito i fondi già stanziati.
A.S.