BARBARA CALDEROLA
Cronaca

L’anno inizia con 35 crisi industriali. Tremano oltre undicimila operai in tutta la Brianza

Trentacinque crisi industriali, migliaia di dipendenti coinvolti: "Rappresentano un quarto dei metalmeccanici brianzoli – sottolinea Pietro Occhiuto, segretario della...

Trentacinque crisi industriali, più di 11mila operai coinvolti: "Rappresentano un quarto dei metalmeccanici brianzoli – sottolinea Pietro Occhiuto, segretario della...

Trentacinque crisi industriali, più di 11mila operai coinvolti: "Rappresentano un quarto dei metalmeccanici brianzoli – sottolinea Pietro Occhiuto, segretario della...

Monza, 22 gennaio 2025 – Trentacinque crisi industriali, più di 11mila operai coinvolti: "Rappresentano un quarto dei metalmeccanici brianzoli – sottolinea Pietro Occhiuto, segretario della Fiom-Cgil Brianza –, è un avvio d’anno difficile per tante famiglie". La cartina vede coinvolto l’intero territorio, oggi i sindacati ne parleranno in Provincia, al tavolo ci sarà anche la Regione. In cima alla lista, "St e i nuvoloni che si addensano sul suo futuro". "Abbiamo 5.200 addetti alla finestra che aspettano di capire cosa succederà ad Agrate Brianza. Il sito, casa madre del colosso del chip, pagherà un prezzo alle difficoltà dell’automotive. Sarà il ministero delle Imprese a guidare il percorso sul piano industriale, ma siamo ancora in attesa dei dettagli sulla riorganizzazione annunciata a Parigi dai vertici a fine 2024". Nel conto c’è anche Candy (1.100 lavoratori, 170 operai 930 impiegati): "Ieri abbiamo saputo con certezza che Haier intende chiudere la produzione a Brugherio, ma non è ancora chiaro con cosa intenda sostituirla", la preoccupazione del sindacalista.

Il settore auto

Occhi puntati sulla Brugola a Lissone, 400 dipendenti, "da mesi i carichi di lavoro in diversi reparti sono ridotti", ma anche sul Gruppo Fontana a Veduggio con Colzano dove sono in 700, "e dove si prevede un calo del 15% degli ordini nei siti legati a Stellantis, mentre tengono quelli per Volkswagen dopo grossi problemi di fornitura", continua Occhiuto. E soffre anche la Agrati, sempre automotive, 500 persone all’attivo, "dove non ci sarà crescita, ma si manterrà lo status quo". La catena dell'auto aspetta le grandi manovre sul settore, Alfamation, 120 dipendenti, "aveva richiesto la cassa, ma non ce n'è stato bisogno". Non ha ancora fatto ricorso agli ammortizzatori la Balconi Presse di Varedo, stessa filiera, con 70 dipendenti: qui "il calo della produzione è del 25%, dipende dall’evoluzione".

Il comparto medicale

Difficoltà anche nel settore del medicale, con la ornaghese Faro che "ha richiesto la cassa ordinaria per gli 80 addetti dopo un taglio del 40% del fatturato". I problemi non risparmiano neppure Tenaris, nel comparto siderurgico, che "valuterà il primo trimestre prima di decidere cosa fare con i 150 lavoratori dello stabilimento di Arcore". Va peggio alla Vesuvius di Muggiò, stesso campo, dove da luglio i 70 dipendenti sono a servizio ridotto "dopo le difficoltà legate al mercato dell’acciaio". Alla Gdf di Nova la cassa integrazione è cominciata un anno fa "per mancanza di ordini". Qui sono in 70. Mentre alla HC2 di Albiate "la produzione è stata chiusa e trasferita all’estero e i 50 lavoratori sono stati licenziati". C’è anche Peg Perego "con 104 esuberi e ammortizzatori che ormai stanno andando all’esaurimento, il prossimo 31 marzo, e una riduzione dell’attività del 23% rispetto al 2023". Una panoramica delle difficoltà, "ma il problema raddoppia se si prende in esame l’indotto – allarga la visione Pietro Occhiuto –: vale almeno quanto i posti che oggi vivono una criticità. E bisogna necessariamente affrontare anche la loro situazione".