
di Martino Agostoni
È un’apertura tonda e ricorda il cratere di un vulcano perché vuole essere la riproduzione delle pendici dell’Etna, la terra dei Ciclopi, e in particolare della grotta di Polifemo. Un luogo realizzato come un orrido e con un’articolata simbologia per condurre chi vi entra nell’episodio classico raccontato nell’Odissea, della forza bruta del ciclope piegata dall’intelligenza di Ulisse: un’allegoria della natura che può essere guidata dall’uomo e, in questo caso, dalla mano di un sapiente giardiniere.
È l’Antro di Polifemo, così come viene chiamato per la prima volta da Ercole Silva nel suo celebre trattato “Dell’arte dei giardini inglesi“ pubblicato nel 1801, uno dei luoghi più caratteristici dei Giardini della reggia monzese voluta da Maria Teresa d’Austria. E assieme al Tempietto neoclassico, al Lago dei Cigni con la statua di Nettuno e il giardino roccioso, è uno degli elementi scenografici originali progettati da Giuseppe Piermarini stesso per realizzare i giardini all’inglese a contorno della Villa Reale. È datato 1795 ed è un elemento di epoca asburgica, precedente quindi ai successivi interventi del periodo francese firmati da Luigi Canonica, e da ieri è partito l’intervento che ha l’obiettivo di riscoprirlo e ripulirlo dopo oltre 2 secoli. Dopo il Tempietto ristrutturato l’anno scorso, l’Antro di Polifemo è il secondo passo del progetto di recupero dei Giardini Reali secondo il disegno originale e, assieme anche al successivo lavoro di sistemazione degli elementi storici del laghetto e dei suoi giochi d’acqua, rientra negli interventi previsti dall’Accordo di programma di fine 2017 per la valorizzazione di Parco e Villa Reale. Per l’Antro di Polifemo, dopo una campagna diagnostica eseguita nelle scorse settimane con i georadar per individuare parti sepolte e anche cercare affinità con dettagli presenti in vecchi disegni di inizio ‘800, ieri è iniziata la fase dei sondaggi del terreno con piccoli scavi, tutti passaggi propedeutici alla stesura del progetto di recupero che è curato dall’architetto Andrea Mosano, assieme all’architetta Marina Rosa e alla paesaggista Ombretta Fortuna. Il progetto verrà concluso entro fine anno, poi sarà svolta la gara di assegnazione dei lavori da 75mila euro e dalla primavera 2021 è prevista l’esecuzione dell’intervento. Si inizierà con la ripulitura del sito, a partire dalla rimozione dello strato di terra di circa 80 centimetri con cui nel 1987 fu coperta l’area del cratere della grotta per realizzarvi il recinto degli animali, il Serraglio dei cervi. Sarà riportata alla luce l’originaria pavimentazione che ha una superficie di circa 200 metri quadrati e su cui è tracciato il percorso allegorico di accesso, e uscita, dall’antro del ciclope. Oltre alla ristrutturazione delle parti in pietra della grotta, avrà particolare importanza il ripristino della vegetazione originale, quella scelta proprio dal Piermarini secondo la simbologia di fine ‘700 assegnata alle varie essenze, come la farnia, albero possente e simbolo dell’incontro tra la divinità e l’uomo, oppure il bosso che ha significati legati alla morte e ai mondi sotterranei.