MONICA GUZZI
Cronaca

L’appuntamento con Euroluce: "Flessibilità e innovazione sono le nostre carte vincenti"

Una decina di aziende del territorio saranno protagoniste dell’edizione biennale . Il presidente Urbinati: "Investiamo su progettisti e light designer già famosi all’estero".

Carlo Urbinati, presidente di Assoluce di FederlegnoArredo

Carlo Urbinati, presidente di Assoluce di FederlegnoArredo

Gli artisti l’hanno usata nei secoli per squarciare veli, creare atmosfere, dare profondità a volti, ambienti e personaggi, o ancora per rappresentare il divino. Dall’arte all’arredo, la luce è sempre protagonista, al punto da guadagnarsi uno spazio di 32mila metri quadrati al Salone del Mobile, dall’8 al 13 aprile a Milano Rho Fiera.

Dopo il successo dell’edizione 2023 “The City of Lights“, torna infatti la Biennale Euroluce, con più di 300 brand da 25 Paesi, tra i quali una decina di marchi “made in Brianza“, con un Forum internazionale di due giorni fitti di appuntamenti.

"La luce non solo fa apparire le cose, ma crea atmosfere, profondità e percezioni capaci di interpretare architetture e spazi aperti, come in un pentagramma. E Il ruolo del progettista è sempre più simile a quello del direttore d’orchestra", spiega Carlo Urbinati, presidente Assoluce di FederlegnoArredo.

Presidente, quali sono le novità al Salone?

"Venite a vedere. Nell’edizione 2023 abbiamo messo il visitatore al centro, con una visuale molto ampia per vedere le proposte. Quest’anno proponiamo un’evoluzione dello stesso layout. L’obiettivo è quello di attrarre il visitatore a toccare con mano le possibilità offerte dalla luce. Con il Forum internazionale cerchiamo poi di spingere il limite un po’ più in là. La luce ha effetti positivi, ma se è sbagliata può avere ricadute negative: va progettata con attenzione e possibilmente prima di altre cose nel progetto, perché quando il sole se ne va cambia il rapporto che noi abbiamo con gli spazi. La luce ci allarga il cuore e quando si spegne ci sono gli apparecchi di illuminazione. L’effetto caminetto è noto a tutti".

La Brianza è considerata il cuore del design italiano, uno dei distretti più importanti e rappresentativi. Quale ruolo può giocare nel settore luce?

"La Brianza è caratterizzata da un brulichio di attività, è il lato buono dell’individualismo italiano, sa spingersi oltre i limiti di ieri e annovera realtà che rappresentano punti di proposta e di ricerca e nomi di peso, da Reggiani a Panzeri, per citarne alcuni. Il mondo italiano ha prodotto il nostro design, che riesce a parlare a molte culture diverse, e noi qui abbiamo piccole aziende molto flessibili e interessate all’innovazione e a cavalcare le novità".

Ma resta un passo da compiere. In Italia la figura del lighting designer non è ancora riconosciuta, a differenza di quanto accade all’estero. Una mancanza che penalizza il settore?

"Insegnare la luce ai laureandi in architettura è un mestiere e non tutte le università lo fanno. Se non investiamo sui progettisti del futuro ciò che facciamo oggi non basta. Ci si può inventare un mestiere. Qui non si tratta di vendere apparecchi, ma di progettare a monte. Speriamo che in Italia si creino figure professionali".

Come vanno i mercati?

"La luce lavora all’estero anche più del mobile. Se il mobile esporta il 52%, la luce raggiunge il 77-80%. I nostri apparecchi viaggiano più dei droni".

Quali sono gli ostacoli?

"Le diverse certificazioni ci mettono in difficoltà, perché ogni Paese impone le proprie regole di sicurezza, come se ciò che è sicuro in Italia fosse diverso dal resto del mondo. Queste certificazioni rischiano così di essere dei veri e propri dazi doganali. Non è un discorso contro le norme, ma contro il loro proliferare con motivazioni tecniche molto labili".

Parliamo di sostenibilità: come si declina questo impegno nel settore?

"In 15 anni siamo passati dall’elettricità all’elettronica. Prima avevamo la lampadina e così è stato per 120 anni, oggi l’elettronica sforna prodotti con una velocità che non è compatibile con il nostro settore. Si cambia più l’automobile che il lampadario. Tuttavia oggi è possibile avere impianti con apparecchi meno energivori e collegati a sistemi elettronici che ne ottimizzano uso ed efficienza, spegnendosi dove non c’è nessuno. È un grande sacrificio, ma almeno abbiamo ottenuto un risultato enorme".