di Cristina Bertolini
Mostra in viaggio con gli scatti di Mario Dondero a bordo degli autobus di Autoguidovie. L’azienda è sponsor della retrospettiva "Mario Dondero - La libertà e l’impegno", in esposizione a Palazzo Reale di Milano fino al 6 settembre, organizzata dalla figlia Maddalena Dondero. Una mostra resa ora accessibile e capillare portandola a spasso per la Brianza grazie alla diffusione sui bus: così gli oltre 20mila utenti dei mezzi nella provincia e verso Sesto potranno godere di una selezione di 11 fotografie (fra le 120 esposte a Milano) del celebre fotoreporter.
Oltre 500 autobus di Autoguidovie, che coprono le tratte nei territori di Crema, Milano, Monza e Brianza e Pavia, sono stati trasformati in mostre itineranti: i pendenti, ossia le cartoline appese sui corrimano, ripropongono alcuni degli scatti che Dondero, protagonista della fotografia italiana e fotoreporter di spicco a livello internazionale, ha collezionato nella sua carriera. I bus diventano in questo modo propulsori di cultura ed estensione del percorso espositivo di Palazzo Reale. Un’iniziativa inedita che ha creato una “mostra diffusa“. "Autoguidovie da quasi un secolo accompagna le storie e la vita delle persone che si muovono sui mezzi - racconta Silvia Granata, direttrice marketing dell’azienda di trasporti -. Ben 500 autobus in tutta la Lombardia si sono vestiti di scatti di Dondero, un fotografo che ha viaggiato per decenni catturando la storia delle persone. Secondo noi è un pezzo di cultura importante da condividere in un viaggio speciale".
La scelta dell’azienda di sostenere la mostra è da ritrovarsi anche nel feeling con stile di vita, pensieri e filosofia di viaggio di Dondero, scomparso nel 2015. Dondero è stato un “girovago con l’obiettivo“: un libero pensatore che ha conosciuto innumerevoli Paesi del mondo e che nelle sue pellicole ha saputo immortalare i luoghi e chi li vive. È stato un uomo che ha scelto di muoversi con i bus dei territori. L’inclinazione a spostarsi a bordo delle corriere e attendere il loro passaggio alle fermate gli consentiva di fare incontri, entrare in contatto con le persone e assaporare la cultura locale. Racconta storie di bambini irlandesi, operai sudamericani, contadini italiani, ballerine francesi, e poi attimi di intimità di Pierpaolo Pasolini con la famiglia che solo a pochi era concesso fotografare.