MARCO GALVANI
Cronaca

L’Autodromo arruola gli Alpini per l’Inno d’Italia

In pista le penne nere della sezione di Monza, la Fanfara “Angelo Masciardi“ di Asso accompagnata dal coro della sezione di Varese.

di Marco Galvani

Entrando in pista intoneranno la "Trentatré", la loro ‘bandiera’. Poi lo schieramento sul rettilineo di partenza, a debita distanza dai piloti in griglia per motivi di sicurezza, per l’Inno d’Italia mentre le Frecce Tricolori dipingeranno di verde, bianco e rosso il cielo sopra l’autodromo.

L’emozione corre nel Tempio della velocità. Quest’anno hanno ‘arruolato’ gli Alpini. Dopo due anni di attesa la chiamata è arrivata direttamente dal presidente dell’autodromo, Giuseppe Redaelli, storico amico delle Penne nere nella “sua“ Varese. Come segno di ringraziamento verso chi è stato al fronte nella guerra al Covid.

Un impegno che domenica, subito prima del via del 91° Gran premio d’Italia di Formula Uno, vedrà schierati gli Alpini della sezione di Monza e la Fanfara “Angelo Masciardi“ di Asso accompagnata dal coro della sezione di Varese. In tutto 60 elementi, ma "saremo in rappresentanza di tutti gli Alpini d’Italia che non si sono mai tirati indietro nelle situazioni di bisogno", l’orgoglio di Roberto Viganò, presidente della sezione monzese dell’Associazione nazionale alpini. Ufficiale di artiglieria da montagna, recluta a Foligno, poi la naja nel glorioso battaglione Susa, quindi Merano e Silandro in Trentino Alto Adige, Viganò dopo il congedo è entrato nell’associazione delle Penne Nere, prima nel gruppo di Carate poi nella sezione di Monza che guida dal 2017. Il suo “esercito“ sarà in diretta in mondovisione, il loro esempio sarà seguito da qualcosa come 450 milioni di persone di ogni latitudine: "Per noi è una occasione certamente impegnativa dal punto di vista organizzativo viste le rigorose norme legate all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, ma altrettanto appagante – racconta Viganò – perché arriva dopo un periodo di grande sofferenza e sacrificio. Quando ci si trova di fronte a bisogni concreti delle persone non guardiamo in faccia a nessuno. Testa bassa e si lavora per aiutare gli altri". Come dice uno dei motti degli Alpini: "Onorare i morti aiutando i vivi". "Ovunque ci sia necessità, in qualsiasi situazione e condizione ricordiamo con il nostro impegno tutti i caduti, chi ha sacrificato la propria vita per garantirci, oggi, la libertà, la pace e la democrazia - promette il presidente -. La nostra è una battaglia continua per il bene degli altri".

Un impegno coraggioso. Memorabile come l’allestimento dell’ospedale alla Fiera di Bergamo nei giorni più neri dell’emergenza sanitaria. In Brianza i 30 gruppi comunali che fanno riferimento alla sezione Alpini di Monza "si sono dati da fare per raccogliere fondi, distribuire mascherine, per consegnare cibo e farmaci – ricostruisce Viganò -. A Monza in particolare abbiamo messo in piedi insieme con l’Associazione ristoratori uniti, la onlus Branco, i tifosi della Curva Pieri del Monza Calcio e la protezione civile del Comune una cucina da campo che ogni giorno sfornava pasti caldi poi distribuiti agli eroi del Covid, ovvero il personale degli ospedali, i volontari della protezione civile e della Croce Rossa, le forze dell’ordine". A dimostrazione che "quando c’è voglia di dare una mano e di fare qualcosa per il bene comune, non ci sono barriere, non ci sono limiti. Un “esercito“ di 2mila Alpini (di cui 50 nell’unità di protezione civile convenzionata con il Comune di Monza) che "tutto l’anno è in campo per tramandare la storia e, soprattutto, lo spirito del Corpo, anche con iniziative di sostegno alle persone in difficoltà", ci tiene a sottolineare Viganò.

Il loro quartier generale è in corso Milano, nella casa dei Combattenti e reduci. Un villa condivisa con le associazioni di altri Corpi dell’esercito, dagli avieri ai marinai ai carristi, che "ormai avrebbe bisogno di essere sistemata un po’".