Sono stati eroi della Resistenza monzesi, che fino all’ultimo non si sono piegati alla violenza del regime nazi-fascista, e per questo hanno pagato con la vita. Ieri la città li ha omaggiati con la posa di 4 pietre d’inciampo a loro dedicate. Antonio Gambacorti Passerini, Carlo Prina, Enrico Arosio ed Ernesto Messa sono i partigiani il cui ricordo ora è inciso per sempre sulle strade di Monza, e a cui è stato volto un pensiero particolare in Comune durante la commemorazione dell’80esimo anniversario dell’eccidio del Cibeno, dove persero la vita.
Ieri la sala del Consiglio del Comune di Monza è stata riempita da un’intera comunità di persone: i familiari dell’Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), con il presidente nazionale Dario Venegoni, il presidente del Comitato Pietre d’Inciampo Monza e Brianza Fabio Lopez Nunes, le autorità cittadine, a partire dal sindaco di Monza Paolo Pilotto, lo storico brianzolo Pietro Arienti, e numerosi studenti della scuola media Bonatti, del liceo classico Zucchi, del liceo artistico Nanni Valentini e della primaria Volta, protagonisti della lettura delle biografie e della documentazione dell’evento. Furono in tutto 67 le persone fucilate durante l’eccidio del Cibeno, per puro arbitrio, dai nazi-fascisti, strappandole a un destino che sarebbe dovuto essere diverso (e cioè di trasferimento nei campi di sterminio nazisti in Germania). Una barbarie che vide l’uccisione anche di un quinto monzese, Davide Guarenti (che ha già una pietra d’inciampo a Milano), e di altri 3 partigiani brianzoli. "Dal 2 marzo ’44 al luglio ’44 viaggiano sempre assieme, appartenevano a un gruppo antifascista particolare – afferma lo storico Pietro Arienti –. Avevano un’attività clandestina con il giornaletto “Pace e Giustizia“. Poi dopo l’8 settembre ’43 da un’opposizione concettuale e politica sono passati ad una concreta e militare. Si organizzano, dando supporto a bande ribelli in Valsassina e Val D’Ossola, e creando rifugi e protezione ai giovani renitenti che non rispondono alle chiamate della Repubblica di Salò". "Sarà uno dei giovani a tradirli, facendoli tornare indietro dalla Valsesia per farli arrestare – prosegue –. Vengono torturati in maniera abietta in Villa Reale, poi rinchiusi nel carcere di Monza per essere trasferiti a San Vittore, dove restano in isolamento durissimo per 2-3 mesi. Così fino ai primi di giugno quando sono chiamati all’alba per essere trasportati a Fossoli, in un viaggio che fu un calvario". Le pietre sono state svelate dal sindaco Pilotto insieme a familiari dei quattro partigiani monzesi. In via Gambacorti Passerini 9 è stata posta la pietra in memoria di Antonio Gambacorti Passerini, fondatore del giornale clandestino “Pace e Libertà“. In via Zucchi 27 è stata svelata la pietra d’inciampo di Carlo Prina, reduce della Prima Guerra Mondiale e oppositore del fascismo della prima ora (dolci e commoventi le sue lettere alla moglie e alle figlie).
In via Casati 15 invece c’è ora la pietra d’inciampo di Enrico Arosio, che al costituirsi della Repubblica Sociale Italiana collaborò con gli oppositori al regime e diede ospitalità ai primi antifascisti. Infine, in via Amati 17 è avvenuto lo scoprimento della pietra d’inciampo di Ernesto Messa, operaio ricordato per la sua tenacia nel "non chinarsi al fascismo imperante" a costo di patire fame e umiliazioni.