
Secondo l’ultimo report presentato dalla Cisl Monza Brianza Lecco sono in continuo peggioramento le condizioni dei dipendenti. Malattie, discriminazioni e recupero crediti i principali contenziosi.
In peggioramento la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici a Monza e Brianza. Non lascia nessun margine a interpretazioni il report 2024 delle attività dell’Ufficio vertenze di Cisl Monza Brianza Lecco, presentato ieri alla sede del sindacato di via Dante a Monza. Innanzitutto è aumentato il numero delle vertenze stesse. Se nel 2023 erano state 812, nel 2024 se ne sono registrate 1.016, circa il +20% (con un aumento costante dal 2020 a oggi). Un incremento che coincide, per entità percentuale, con l’aumento delle quote recuperate per conto dei lavoratori, cresciuto del +18% e attestatosi alla significativa cifra di 6.538.281 euro (di cui 4.358.854 in provincia di Monza Brianza e 2.179.427 in provincia di Lecco). Nel 2024 l’Ufficio vertenze di Cisl Monza Brianza Lecco ha assistito un totale di 3.483 lavoratori (di cui 2.089 in provincia di Monza Brianza e 1.394 in provincia di Lecco) per diverse tipologie di pratiche: sono state 1.237 le dimissioni, 1.016 le vertenze, 587 le conciliazioni, 350 i fallimenti e 293 le consulenze. Aumentano i fallimenti delle aziende e diminuiscono le dimissioni per un mercato del lavoro che fa più paura e dove è difficile ricollocarsi. "Registriamo, in maniera preoccupante, i casi di lavoratori che in conseguenza del lavoro si ammalano e quindi si rivolgono a professionisti (psicologi, piuttosto che psichiatri) per curare il loro malessere – dichiara Antonio Mastroberti, responsabile Ufficio vertenze Cisl Monza Brianza Lecco –. Sono sempre più frequenti i casi di lavoratori che vengono licenziati dopo lunghi periodi di malattia in conseguenza del lavoro, oppure di lavoratori che si dimettono in quanto ravvisano nel lavoro la causa del loro malessere". "Risultano in aumento anche i casi di denunce di malattie professionali (circa 30% in più)", prosegue il sindacalista. Tra le ragioni dell’incremento delle vertenze anche una maggiore attenzione verso i casi di discriminazione. "In particolare, abbiamo aperto numerose vertenze a favore dei lavoratori somministrati che spesso non godono degli stessi diritti dei lavoratori diretti – chiarisce Mastroberti –, per la mancata erogazione, per esempio, dei premi aziendali, piuttosto che per la precarietà a cui sono soggetti. Oppure discriminazioni legate al sesso, alle condizioni di salute, piuttosto che alla nazionalità, che ci vengono denunciate ma non sempre si trasformano in vere e proprie vertenze perché queste spesso sono rischiose per i lavoratori". Il contenzioso è più diffuso nel settore dei servizi (416), nelle aziende metalmeccaniche (216), nonché nei settori tessile-chimico (181), dell’edilizia e dei trasporti (88 e 56). Nella ristorazione c’è sempre molto lavoro grigio, con qualche lavoratore addirittura in nero. "Nel settore dell’edilizia, invece – spiega Mastroberti –, spesso i lavoratori vengono pagati a giornate, indipendentemente dalle ore, il tutto in cantieri ove sono presenti una miriade di aziende tra appalti e subappalti". Il contenzioso riguarda prevalentemente il recupero crediti (719), sia per le difficoltà di alcune aziende nel pagare gli stipendi sia per ritorsione nei confronti di lavoratori il cui rapporto di lavoro non si è chiuso nel migliore dei modi. Numerosi anche i casi di inquadramenti non corretti, piuttosto che di straordinari non pagati. Poi sono sempre numerose le vertenze per licenziamenti (136), sia di natura economica che disciplinari. Sempre più spesso, i lavoratori, per evitare un contenzioso dai tempi giudiziari lunghi, scelgono la via della conciliazione: 587 quelle sottoscritte l’anno scorso. Sono stati poi 1.237 i lavoratori che hanno rassegnato le dimissioni negli uffici Cisl di Monza e Lecco, "con una significativa riduzione rispetto all’anno precedente: sintomo di un mercato del lavoro meno dinamico e che quindi fa paura".