Limbiate (Monza Brianza) – Non ha accettato la fine della relazione dopo trent’anni di vita insieme. E si è trasformato in un incubo per la sua ex. Ma ora è finito agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico: si tratta di un 79enne italiano residente a Limbiate.
Il provvedimento è stato emesso sulla base dei gravi indizi di colpevolezza per atti persecutori commessi dall’uomo nei confronti dell’ex convivente. L’anziano, ormai in pensione, nonostante fosse stato condannato nel giugno scorso a oltre tre anni di reclusione per fatti analoghi ai danni della stessa persona offesa e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari (poi sostituita con il divieto di dimora nel comune di Paderno Dugnano e Muggiò sino allo scorso mese di ottobre), non si era rassegnato alla fine della convivenza trentennale con la donna 60enne. E ha continuato a molestarla, in vari modi, sempre più ossessivi.
Numerosi sono stati i pedinamenti nei confronti della vittima e le occasioni nelle quali si faceva trovare nei luoghi da lei frequentati, in particolare recandosi ripetutamente sul luogo di lavoro e presentandosi sotto la sua abitazione, citofonando insistentemente e chiedendo, a ripetizione, un ultimo incontro chiarificatore. Tali comportamenti hanno generato nell’ex convivente il fondato timore per la propria incolumità, tanto da richiedere in diverse circostanze l’intervento dei carabinieri che avevano puntualmente informato l’autorità giudiziaria.
Il pensionato è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari nell’abitazione di residenza, con applicazione del dispositivo elettronico di controllo ed è stato avvertito che l’avvicinamento alla donna comporterà la custodia in carcere. Una vicenda come molte altre, purtroppo, sempre più numerose, con atti persecutori che iniziano a causa di rapporti sentimentali interrotti e a volte trascendono in violenza non solo psicologica, ma anche fisica.