"TI faccio a pezzi con il machete", "morta di fame", "schifo di donna, brutta pezzente di m...".
Le minacce alla moglie non avevano limite, ma quando era comparso un machete con la lama lunga 26 centimetri e l’uomo lo aveva rivolto anche verso la figlia la situazione si era fatta decisamente insostenibile. E la vittima ha finalmente deciso di chiedere aiuto. Ora il marito violento è stato buttato fuori di casa dalla polizia e ha a suo carico un’ordinanza di custodia cautelare con allontanamento dalla casa familiare, divieto di avvicinamento e braccialetto elettronico. Vedremo se basterà. Nella mattinata del 25 maggio, gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Monza e della Brianza hanno eseguito la misura cautelare (allontanamento dalla casa familiare con divieto d’avvicinamento e comunicazione con le parti offese) e hanno messo il braccialetto elettronico a un italiano di 52 anni residente a Monza, indagato per il maltrattamenti verso i familiari e conviventi.
Un incubo che durava da 4 anni. Le cose erano peggiorate durante la pandemia, quando la famiglia era stata costretta in casa, ed erano tracollate quando, lo scorso anno, l’uomo ha perso il lavoro da operaio e, rimanendo a casa, ha preso a ubriacarsi sempre più spesso, diventando violento e cogliendo ogni pretesto per litigare. Come quando la donna tornando a casa aveva trovato le porte piene di sputi, le foto sue e dei suoi figli buttate a terra e ricoperte sempre di sputi, cornici rotte, bottiglie di birra che l’uomo aveva bevuto rotte sul pavimento. E il marito non si limitava alle minacce. In altre occasioni aveva stretto le mani alla gola della donna, l’aveva presa a pugni colpendola con qualsiasi oggetto a portata di mano, le aveva sbattuto il telefono in faccia. Solo per paura la donna non aveva mai chiesto l’intervento delle forze dell’ordine né si era recata in ospedale. Fino a quando, nell’aprile scorso, dopo l’ennesimo litigio l’uomo non ha minacciato con un coltello oltre alla moglie anche la figlia dicendo che le avrebbe ammazzate entrambe se la donna non fosse andava via. A quel punto la donna, stanca delle continue angherie, ha deciso di denunciare le vessazioni, gli insulti e le gravi minacce subìte direttamente e che a volte erano state rivolte anche alla figlia maggiorenne alla presenza del figlio minore, un 16enne.
In seguito alla denuncia, la Procura della Repubblica di Monza ha attivato la procedura del cosiddetto “Codice Rosso”, delegando ulteriori indagini agli operatori della polizia di Stato della Squadra Mobile della Questura. L’attività investigativa svolta dagli agenti, coordinati dalla Procura della Repubblica di Monza, è andata a fondo e ha consentito di portare alla luce l’inferno di quella casa.