"Veniamo a nome della tua vicina di casa, sappiamo dove abiti e dove vai, stai attenta". È la minaccia che nel 2022 due uomini avrebbero fatto, avvicinandola alla stazione ferroviaria di Monza, a una ragazza, allora quindicenne, solo perché sua mamma aveva continui screzi con C.S., una italiana che si trovava agli arresti domiciliari in un’abitazione sul suo stesso pianerottolo nelle case Aler di Brugherio. La madre, una 48enne di origini romene, L.D., è stata sfregiata al volto con i cocci di una tazzina del caffè durante un’aggressione il 4 ottobre del 2022 e ora la 48enne C.S., detenuta in carcere, deve rispondere dei reati di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, atti persecutori e anche evasione dai domiciliari, in un processo ai Monza dove la vittima si è costituita parte civile insieme alla figlia. "All’inizio i rapporti erano buoni, poi una notte è venuta alle 2 a bussare alla porta perché voleva un caffè e una sigaretta e le ho detto di non permettersi di farlo mai più – ha raccontato L.D. davanti ai giudici –. Da allora ha iniziato a insultarmi e minacciarmi dicendomi torna in Romania, ti butto l’acido in faccia, in cantina ho una pistola ti ammazzo quando voglio, ti faccio violentare tua figlia. Una vicina l’ha vista fuori dalla porta di casa con un coltello in mano".
La situazione era già precipitata a Capodanno 2019 quando erano intervenuti i carabinieri ed erano iniziate a partire le denunce. "Da quella minaccia che ho ricevuto non sono mai più uscita da sola e stavo in casa il meno possibile e sempre in compagnia di qualcuno", ha aggiunto ieri la ragazza ora diciassettenne. Al dibattimento sono già state interrogate due vicine di casa delle donne, che hanno tentato di minimizzare i cattivi rapporti di vicinato, ma è emerso che nel palazzo avevano firmato una lettera ad Aler per allontanare l’imputata che, a suo dire, era a sua volta vittima della vicina di casa. Si torna in aula a maggio.
S.T.