DARIO CRIPPA
Cronaca

Lo spaccio sui social. Chat e nomi in codice. Il trafficante ingordo: : "Voglio 100mila euro"

A 20 anni aveva messo in piedi un sistema di messagistica istantanea. Così organizzava le consegne ai clienti a bordo di una Mini Cooper. Sette arresti all’alba, individuati anche i fornitori marocchini.

Lo spaccio sui social. Chat e nomi in codice. Il trafficante ingordo: : "Voglio 100mila euro"

Il ragazzo, monzese, appena 20 anni, qualche precedente per spaccio, aveva messo in piedi una piccola impresa del crimine. Trafficava droga sui social, si procurava stupefacenti con i marocchini, li andava a consegnare su una bella Spider, prometteva anche quello che non aveva. Accumulava soldi e sognava di farne sempre di più.

"Arrivo a 100mila euro" prometteva alla sua fidanzata. Cocaina, hashish, marijuana. Con duemila cessioni accertate, il volume d’affari aveva già superato il mezzo milione di euro. La Questura di Monza, con il coordinamento della locale Procura, ha eseguito venerdì 7 misure di custodia cautelare in carcere e 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Con arresti e perquisizioni cominciati alle 4 del mattino, oltre 50 agenti impiegati fra Squadra Mobile, Reparti Prevenzione Crimine di Milano e unità cinofile antidroga. E diecimila euro e droga trovati solo nel corso delle perquisizioni.

Alla testa, un ragazzo monzese, che attraverso un sistema di “meet up “ su canali social e l’utilizzo di nickname aveva creato un lucroso canale di vendita di sostanze stupefacenti, impiantando in rete una vera e propria “centrale dello spaccio”.

L’inchiesta, denominata “Cooper” dal nome del modello di auto preferita per le consegne di droga, era partita nel maggio del 2022, quando gli investigatori si erano imbattuti in un giro di spaccio fra Monza e Milano molto particolare. Le trattative avvenivano infatti su un social media sul quale si pubblicizzava la vendita di stupefacenti attraverso “meet up”: brevi incontri tra venditore e acquirente concordati attraverso canali di messaggistica istantanea. Una modalità che consentiva, schermandosi dietro nickname anonimi, di collegarsi a gruppi social che rimandavano a “link” su cui ordinare la sostanza stupefacente che sarebbe stata poi ceduta direttamente all’incontro. Gli investigatori, monitorando uno di questi profili, sono risaliti a un primo canale in cui si pubblicizzava la vendita di stupefacente con tanto di fotografie. E analizzando le centinaia di immagini della droga in vendita postate, sono riusciti a risalire all’amministratore del gruppo: un italiano di 20 anni, residente a Monza, appunto. Si sono poi individuati altri due canali social dello stesso tipo, con migliaia di iscritti, tutti gestiti dal medesimo ragazzo. E si è scoperto anche che il ventenne, in alcuni casi, con la complicità di amici fidati, truffava i potenziali clienti che, ignari, inviavano denaro tramite bonifici bancari su conti correnti, anche esteri, per acquisire servizi di pirateria on line pubblicizzati assieme alla droga senza ricevere tuttavia la “prestazione acquistata”. Si è arrivati a quantificare il guadagno di queste “truffe” in circa 60.000 euro in soli sei mesi, cui si aggiungono gli oltre 100mila euro di guadagno provenienti dalla droga che il ragazzo, conversando con la sua fidanzata, si era posto come obiettivo a breve termine.

Si è risaliti anche ai fornitori del monzese: un gruppo di marocchini a loro volta anche spacciatori al dettaglio di cocaina e hashish che oltre che a Monza rifornivano le piazze di Lissone, Desio, Seregno, Triuggio, Albiate e Carate Brianza, fino a Milano. Il gruppo criminale poteva contare sulla disponibilità di numerose auto a loro non riconducibili: tra le preferite, appunto, due Mini Cooper.