
Seregno, nel gennaio 2017 il tragico incidente che ha coinvolto Enrico Milani
Era precipitato da una tettoia in plexiglas per smontare delle lamiere, ma il suo presunto datore di lavoro lo aveva accompagnato in ospedale dicendo che era caduto a casa dalle scale. Per questo infortunio, accaduto il 19 gennaio 2017 a Seregno ai danni di Enrico Milani, 52enne di Seveso, inizialmente rimasto paralizzato e morto dopo 3 anni di ricoveri per varie complicazioni, la Procura di Monza ha chiesto la condanna per omicidio colposo a 5 anni per un 75enne di Seregno, Gian Carlo S., mentre al processo al tribunale di Monza come responsabili civili sono stati chiamati gli eredi del titolare del luogo dove è avvenuta la tragedia, nel frattempo deceduto. Il 75enne è accusato, in qualità di datore di lavoro di Enrico Milani "nell’ambito di una attività non registrata di recupero di materiale ferroso e altri scarti", di avere "ordinato" al 50enne di "salire su una tettoia" alta quasi 4 metri per smontare alcune lamiere, "senza adottare misure idonee a prevenire rischi di caduta". Il 50enne era scivolato precipitando a terra dopo che il plexiglas non aveva retto il suo peso e aveva subìto lesioni gravissime, tra cui un trauma cervicale che ne aveva provocato la paralisi. Il fascicolo penale, inizialmente aperto dalla Procura per lesioni colpose, dopo il decesso è diventato per omicidio colposo.
"Enrico n giro a cercare qualche euro, l’ho conosciuto al parco - ha raccontato l’imputato -. Non ha mai lavorato per me. Il giorno che si è fatto male mi avevano chiamato per portare via del materiale, l’ho incontrato per caso e ha voluto venire anche lui. Ma lì non c’era nessuno e sono andato a cercare il titolare. Quando sono tornato, ho visto che era caduto. L’ho caricato in auto e portato in ospedale. Nessuno gli aveva detto di salire sulla tettoia. È stato lui a dirmi di raccontare che era caduto dalle scale a casa sua". Il 75enne aveva avvertito la sorella del 50enne, con cui viveva, ma poi era stato chiamato dai carabinieri. "Un fatto gravissimo - ha dichiarato in aula la rappresentante della pubblica accusa -. La vittima era paralizzata, ma ha raccontato con estrema lucidità cosa era davvero accaduto". Al processo si sono costituiti i familiari della vittima. "Doveva solo ritirare i rottami lasciati all’ingresso, non aveva il permesso di salire sulla tettoia", sostengono i responsabili civili. A luglio la sentenza.
S.T.