
La patata di Oreno
Nel lontano 2008 è stata la prima stella a brillare nel cielo del Made in Brianza, il marchio voluto dai produttori della Patata di Oreno, in origine la famosa Biancona con buccia liscia giallastra e polpa candida, che da allora si attengono a un rigoroso disciplinare. Un progetto firmato dalla Camera di commercio di Monza e Brianza insieme alla Federazione interprovinciale Coldiretti Milano-Lodi e al Comune.
Quello della frazione è stato il primo tubero “doc“ della Lombardia, nato da una tradizione centenaria alla quale il borgo gioiello di Vimercate dedica ogni due anni un’importante sagra. A introdurla nell’Ottocento fu l’abate Müller che nei campi del paesino vide il luogo ideale per convertire un’economia prima basata sulla viticoltura messa in ginocchio dalla fillossera, un insetto parassita. Da lì la nascita della leggenda dell’oro di Oreno. Negli anni Novanta la coltivazione era ai minimi, un piano di riscoperta dell’amministrazione la riportò in auge. Alla varietà originaria nel corso del Novecento se ne sono aggiunte di nuove. Oggi, regole ferree fissano esattamente come debbano essere gli esemplari per entrare nell’olimpo dei prodotti tipici: bianchi, farinosi, dal sapore ricco e intenso, ideali per gli gnocchi, frutto di una produzione locale, ben differente da quelle industriali più pianificate. Si semina a fine marzo, inizio aprile e si raccoglie a settembre in tempo per la festa che la celebra. La sua particolarità è dovuta anche ai terreni in cui cresce, famosi per la capaci di trattenere l’umidità, evitando il ristagno. I paletti riguardano anche cicli di semina, preparazione del terreno, scelta del tipo, concimazione, irrigazione, controllo delle infestanti. Nulla è lasciato al caso.