Legato mani e piedi, picchiato a calci e pugni, torturato con bruciature e poi ucciso, strangolato con una canna dell’acqua, per farsi rivelare il pin del suo bancomat e costringerlo a pagare la cocaina che aveva appena consumato insieme al presunto omicida. Per l’orrenda morte di Omar Annaoui, il marocchino di 53 anni trovato seppellito il 28 agosto 2022 in un campo di grano vicino all’ex carcere di Desio, i giudici della Corte di Assise di Monza sono chiamati venerdì a decidere le sorti dell’imputato Sadik Ilhami, 35enne connazionale della vittima. Per lui il pm monzese Marco Giovanni Santini ha già chiesto la condanna a 24 anni di reclusione, più 3 anni di libertà vigilata a pena scontata. L’uomo, sottoposto a fermo nel marzo scorso e ancora detenuto in carcere, è accusato di omicidio volontario, occultamento di cadavere, rapina e utilizzo abusivo di carte di pagamento. A indicare ai carabinieri il cadavere e il luogo dove è avvenuto il delitto, un seminterrato dell’ex carcere desiano, è stato un altro marocchino, che si trovava con vittima e omicida la sera del fatto, una settimana prima del ritrovamento del corpo. A tradire il 35enne sarebbero alcune tracce lasciate sul tubo di gomma usato per lo strangolamento e su una pala trovata vicino al luogo dove il cadavere è stato sotterrato dopo essere stato trasportato nel campo con un carrello del supermercato. Sadik Ilhami, difeso dall’avvocato Andrea Fabio Scaccabarozzi, si dichiara innocente e punta il dito proprio contro il supertestimone, ritenuto però attendibile dalla Procura. "È possibile ipotizzare la presenza di altre persone sul luogo del delitto – ha dichiarato il pm nella sua requisitoria –, ma non si può escludere l’imputato, che inizialmente ha addirittura negato di essere mai stato nel seminterrato. Invece il testimone ha corso un rischio folle di fare scoprire il cadavere e poi di essere a sua volta accusato dell’omicidio di cui non è responsabile".
Di tutt’altro avviso Ilhami, che al processo ha anche presentato una radiografia del polso sinistro dove ha una protesi, per dimostrare che non avrebbe potuto stringere con forza il tubo di gomma intorno al collo della vittima. Nella quantificazione della pena il pm ha applicato al 35enne uno sconto sulla pena per le attenuanti generiche per il fatto di avere accettato di acquisire al processo tutti gli atti dell’indagine senza convocare in aula inquirenti e testimoni.