GABRIELE BASSANI
Cronaca

Luca Attanasio, ambasciatore ucciso in Congo: un altro rinvio, l’Onu gioca la carta dell’immunità

Per l’omicidio del diplomatico originario di Limbiate sono a processo due funzionari del Piano alimentare mondiale. La rabbia di familiari e amici

Luca Attanasio con la moglie

Limiate (Monza Brianza) – Bisogna aspettare ancora più di un mese per sperare di aprire uno spiraglio di giustizia sull’omicidio di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano in Congo, originario di Limbiate, ucciso durante un trasferimento con un convoglio Onu insieme al carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo.

Il Tribunale di Roma ha deciso per un nuovo rinvio dell’udienza dopo che il rappresentante permanente italiano alle Nazioni unite è stato convocato dall’ufficio legale del segretario generale per chiedere chiarimenti in tema di immunità. Il processo aperto a Roma, infatti, è a carico di due funzionari Pam (Piano alimentare mondiale, un’agenzia dell’Onu) accusati di omicidio colposo. Ma i funzionari Onu, di prassi, godono di immunità diplomatica, come rilevato dall’avvocato difensore di Rocco Leone, il funzionario italiano a processo insieme al collega Mansour Luguru Rwagaza, cittadino della Repubblica democratica del Congo, la cui posizione però è già stata stralciata perché non reperibile.

Poche ore prima dell’udienza in Tribunale a Roma, a Limbiate, in piazza 5 Giornate si sono radunati amici e conoscenti di Luca Attanasio per chiedere di tenere alta l’attenzione sul caso e soprattutto per sostenere la ricerca della verità. Gli amici di Luca hanno voluto ricordare soprattutto la sua figura di "ambasciatore di pace", un uomo che ha sempre lavorato a sostegno delle fasce più deboli. Tra le richieste della rete civica nata in memoria di Luca c’è anche quella di posizionare uno striscione davanti al Comune con la scritta ‘Verità per Luca’.

Nei giorni precedenti il padre di Luca, Salvatore Attanasio, aveva manifestato ancora il suo disappunto per la decisione del Governo italiano di non costituirsi parte civile nel processo, definendola "uno scandalo", perché "Luca era un servitore dello Stato, così come Vittorio". "In due anni e mezzo – si era sfogato Salvatore Attanasio – nessuno ha fatto nulla. Abbiamo ricevuto tante pacche sulle spalle dai rappresentanti del potere, sia italiani sia europei, ma in concreto non è stato fatto nulla per arrivare alla verità". E ancora: "L’uccisione di un ambasciatore è un atto politico, poiché dev’essere vista come un’aggressione allo Stato. Per questo ritengo un atto grave che il nostro Governo non si sia costituito parte civile. E nessuno ci ha ancora spiegato i motivi di questa decisione".

Per il padre di Luca, il silenzio delle istituzioni italiane potrebbe essere legato ai tanti interessi economici in ballo nella Repubblica democratica del Congo, in particolare legati allo sfruttamento delle risorse minerarie della regione del Kivu.