Brianzole sono le sue origini e brianzolo, nelle atmosfere e nell’ispirazione, è il suo nuovo singolo, che ha all’interno storie e sensazioni di quella provincia profonda di cui il territorio monzese è un esempio perfetto, tra natura incombente e solitudini da cui fuggire, in cerca di riscatto, verso la grande città. È qui che si immagina ambientata la canzone “Ultraleggero“, il nuovo brano del 31enne cantautore Godot, al secolo Giacomo Pratelli. Nato a Monza, trapiantato da tempo a Milano ma con un legame mai interrotto con la Brianza, Godot deve il suo pseudonimo alla passione per il teatro. "Sono un grande appassionato, Beckett è il mio autore preferito – confessa –. L’idea del nome è nata un po’ per caso 10 anni fa, ma mi è sembrata funzionare. Oggi forse non andrei più a cercarmi un nome d’arte, ma ormai ci sono affezionato". “Ultraleggero“ è il terzo singolo a fare da apripista al nuovo album in uscita questo inverno, intitolato “Che fatica dire addio“.
"È un disco legato a forme di addii – racconta Godot –. Anche “Ultraleggero“ parla di addio, un addio ai luoghi. Personalmente non sono capace di dire addio, faccio fatica, ma bisogna imparare a farlo quando serve, invece io resto ancorato a tante cose che sarebbe necessario lasciar andare, per poter mantenere ricordi belli". Il singolo richiama atmosfere e storie di provincia, il sogno di poter sparire ma anche di trovare nuove possibilità, cuori leggeri e romantici, ed è nato in modo curioso. "Ho un piccolo monolocale a Milano, in cui suono e scrivo – ricorda Giacomo –. A un certo punto le note vocali del cellulare, in cui registro le cose che faccio, hanno iniziato a essere direttamente salvate assumendo il nome della geolocalizzazione: nel mio caso, hanno preso il nome della “carrozzeria di Pietro e Roberto“ che sta sotto l’appartamento. Da lì ho provato a immaginare una storia, di questi Pietro e Roberto, che è sicuramente molto diversa da quella loro reale". "Il nuovo disco è sostanzialmente brianzolo, come le mie origini di nascita – continua –. La storia della canzone me la sono immaginata ambientata in un’epoca come gli anni ‘60 o ‘70, ma sicuramente hanno influito i luoghi in cui ho scritto e creato l’album, cioè la Brianza, queste distese di natura che riportano a grandi bellezze ma anche a una sorta di solitudine, soprattutto di chi è diverso, che un tempo veniva guardato con un po’ di sospetto".
Singolo e album si muovono tra canzone d’autore e pop elegante. "Il disco si discosta dal mio percorso precedente, prima sperimentavo un po’ tutto, dall’indie al pop alla ballad – dice Godot –. Poi ho capito che le cose che volevo raccontare erano legate alla mia storia e quindi mi sono concentrato sui temi che mi stanno a cuore. Avevo ben in mente i suoni che volevo, tipici del cantautorato italiano e della musica pop italiana".