FABIO LUONGO
Cronaca

L’Ultraleggero di Godot: "Canto la mia Brianza tra bellezza e solitudine"

Il pop elegante nell’ultimo singolo dell’artista monzese Giacomo Pratelli "Racconto l’addio alla natura, in cerca di un riscatto verso la grande città".

Giacomo Pratelli in arte Godot, omaggio alla sua passione per Beckett e il teatro

Giacomo Pratelli in arte Godot, omaggio alla sua passione per Beckett e il teatro

Brianzole sono le sue origini e brianzolo, nelle atmosfere e nell’ispirazione, è il suo nuovo singolo, che ha all’interno storie e sensazioni di quella provincia profonda di cui il territorio monzese è un esempio perfetto, tra natura incombente e solitudini da cui fuggire, in cerca di riscatto, verso la grande città. È qui che si immagina ambientata la canzone “Ultraleggero“, il nuovo brano del 31enne cantautore Godot, al secolo Giacomo Pratelli. Nato a Monza, trapiantato da tempo a Milano ma con un legame mai interrotto con la Brianza, Godot deve il suo pseudonimo alla passione per il teatro. "Sono un grande appassionato, Beckett è il mio autore preferito – confessa –. L’idea del nome è nata un po’ per caso 10 anni fa, ma mi è sembrata funzionare. Oggi forse non andrei più a cercarmi un nome d’arte, ma ormai ci sono affezionato". “Ultraleggero“ è il terzo singolo a fare da apripista al nuovo album in uscita questo inverno, intitolato “Che fatica dire addio“.

"È un disco legato a forme di addii – racconta Godot –. Anche “Ultraleggero“ parla di addio, un addio ai luoghi. Personalmente non sono capace di dire addio, faccio fatica, ma bisogna imparare a farlo quando serve, invece io resto ancorato a tante cose che sarebbe necessario lasciar andare, per poter mantenere ricordi belli". Il singolo richiama atmosfere e storie di provincia, il sogno di poter sparire ma anche di trovare nuove possibilità, cuori leggeri e romantici, ed è nato in modo curioso. "Ho un piccolo monolocale a Milano, in cui suono e scrivo – ricorda Giacomo –. A un certo punto le note vocali del cellulare, in cui registro le cose che faccio, hanno iniziato a essere direttamente salvate assumendo il nome della geolocalizzazione: nel mio caso, hanno preso il nome della “carrozzeria di Pietro e Roberto“ che sta sotto l’appartamento. Da lì ho provato a immaginare una storia, di questi Pietro e Roberto, che è sicuramente molto diversa da quella loro reale". "Il nuovo disco è sostanzialmente brianzolo, come le mie origini di nascita – continua –. La storia della canzone me la sono immaginata ambientata in un’epoca come gli anni ‘60 o ‘70, ma sicuramente hanno influito i luoghi in cui ho scritto e creato l’album, cioè la Brianza, queste distese di natura che riportano a grandi bellezze ma anche a una sorta di solitudine, soprattutto di chi è diverso, che un tempo veniva guardato con un po’ di sospetto".

Singolo e album si muovono tra canzone d’autore e pop elegante. "Il disco si discosta dal mio percorso precedente, prima sperimentavo un po’ tutto, dall’indie al pop alla ballad – dice Godot –. Poi ho capito che le cose che volevo raccontare erano legate alla mia storia e quindi mi sono concentrato sui temi che mi stanno a cuore. Avevo ben in mente i suoni che volevo, tipici del cantautorato italiano e della musica pop italiana".