Monza, 13 gennaio 2024 – “Stette con noi a lungo, 10 mesi. Andavo a trovarla tutti i giorni, in corsia e anche nel suo alloggio, al residence dove la sua mamma aveva preso una stanza in affitto. Non potevo mancare, ero il suo unico contatto con un mondo al di fuori della malattia e della sofferenza… e anche per me è stata l’esperienza più forte, difficile e sconvolgente della mia vita. Ritrovare quella bambina a distanza di 35 anni è stata un’emozione incredibile”. Stefania Fiorucci oggi ha 60 anni e insegna ancora alla scuola elementare, alla Volta di Monza. “Avevo appena iniziato, ero giovanissima, avevo solo 26 anni e attraversavo un momento particolarmente positivo della mia vita.
Mi ero laureata, avevo appena iniziato a lavorare, di lì a pochi mesi mi sarei sposata… e mi chiesero se ero risposta a provare a insegnare anche in ospedale, un nuovo progetto per i bambini dei reparti di Emato-Oncologia Pediatrica e Psichiatria infantile. Fu una scelta che mi cambiò la vita”. Con il Comitato Maria Letizia Verga, che ancora oggi si occupa della cura dei bambini malati di leucemia, Stefania inizia a occuparsi dei piccoli in terapia. E incontra fra gli altri la piccola Annalisa Privera, appena 8 anni. Mandata all’ospedale San Gerardo di Monza da Napoli nel tentativo di trovare una speranza. Maestra e bimba stringono un rapporto eccezionale, profondo.
La maestra Stefania è dolcissima, la piccola riesce a non perdere l’anno e soprattutto guarisce. “Non succedeva sempre, a volte purtroppo qualche bambino non ce la faceva... Ricordo che quando stavano particolarmente male, e le terapie erano molto aggressive, stavo lì accanto ai bambini soltanto a far sentire la mia presenza, a leggere una storia”. Con Annalisa il rapporto è speciale. “Ho capito quali erano le cose davvero importanti nella vita. Andavo a casa sua anche solo a prendere un caffè, parlavo tutti i giorni con i medici e infermieri per capire come si evolveva la situazione, cosa potevo no o non potevo fare. Spesso, quando vedevo bambini così piccoli che stavano male, correvo dalla psicologa messa a disposizione dall’ospedale a piangere”.
Ma le cose vanno bene. Annalisa guarisce. Cresce, si fa una vita, si sposa e ha una figlia che oggi ha 13 anni. E decide di andare a rintracciare la sua “maestra del cuore” dopo tutti questi anni. Fa un’inserzione su Facebook, sul gruppo “Sei di Monza se…”. “Io non sono social, l’ho scoperto quando il mio telefonino ha cominciato a essere bombardato di messaggi e telefonate. Non me l’aspettavo, anche se proprio in questi giorni stavo ripensando ad Annalisa...Anche a scuola, dove lavoro per il mio ultimo anno prima di andare in pensione, sono venuti tutti a cercarmi e a farmi vedere l’annuncio di Annalisa…. l’ho letto 10 volte…”
Attraverso la figlia, la maestra Stefania ieri sera ha avuto l’appuntamento telefonico con la “sua” ex bambina. “Siamo rimaste al telefono per un’ora e mezza, ci siamo raccontate tutto, è stato bellissimo. Mi ha anche spedito una sua foto… L’ho riconosciuta subito, il sorriso, quella bocca… e lei? Lei mi ha detto subito: “Ho riconosciuto subito la sua voce… l’avrei fatto fra mille, è ancora la stessa che ricordo di quanto ero bambina!”. E adesso? “Appena vado in pensione andrò a trovarla: si è trasferita in provincia di Grosseto, ha anche assunto l’accento toscano da napoletana qual era…”. Basta così? “Le racconto un’ultima cosa... Mentre era in terapia, ebbe due volte il permesso di lasciare l’ospedale per qualche giorno e tornare a Napoli, dove c’erano il papà e il suo fratellino. Ho ancora stampata in testa l’immagine di Annalisa quando rientrava in ospedale da Napoli, tenendo in mano una scatola di polistirolo per medici, infermieri, insegnanti piena di mozzarelle di bufala. Le più buone e dolci che abbia mai mangiato”.