Monza, 20 settembre 2024 – Cittadini, sindacati e centro sociale Foa Boccaccio scendono in piazza per dire stop alle morti sul lavoro. Il triste record dei 7 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno in Brianza ha visto la mobilitazione con un presidio organizzato nel tardo pomeriggio di oggi in largo Mazzini. Per terra una trentina di caschetti rossi sotto lo striscione rosso della Usb. Accanto un altro striscione bianco con la scritta: “Basta omicidi sul lavoro: le nostre vite valgono più dei loro profitti”.
Poi si sono susseguiti gli interventi di rappresentanti sindacali, lavoratori in pensione che hanno raccontato le esperienze personali di turni massacranti e il dolore per la perdita di amici che, proprio in fabbrica o sul cantiere, hanno perso la vita. Grande commozione quando è intervenuto Lino Parra, una vita come operaio della manutenzione alle Ferrovie dello Stato, oggi in pensione. "Una vita di turni massacranti, a lavorare anche di notte, sotto la pioggia o in piena estate sotto il solleone sui binari. Non c’era un attimo di sosta: era un correre continuo per terminare il lavoro rapidamente, a controllare anche gli interventi degli operai che lavoravano per aziende in appalto, con appalti sempre più al ribasso. Per uno stipendio che raggiunge i 1.800 euro solo perché si lavora di notte e ogni mese si deve garantire una settimana di reperibilità”.
Ma questa non è la sola categoria spesso al centro della cronaca. "Non dimentichiamo i camionisti che muoiono o restano gravemente feriti sul lavoro – aggiunge Michele Quitadamo -. Conosco bene questo lavoro, avendolo svolto per alcuni anni. E ricordo le immagini in autostrada, soprattutto di notte, di camionisti che uscivano di strada per colpi di sonno".
Il problema, come spiegato da Claudio Mendicino della Usb, è la mancanza di personale per i controlli sui luoghi di lavoro. “Numeri alla mano – ha spiegato – alla fine del 2023 nell’Ats Brianza, che comprende le province di Monza e Brianza e di Lecco, c’erano solo 4 medici del lavoro e 43 tecnici della prevenzione di cui 18 non sono ufficiali di polizia giudiziaria quindi non hanno possibilità di intervento. Bisogna cambiare rotta, così non si può continuare. In Brianza, al 2020, risultavano attive oltre 78mila dipendenti con quasi 390mila lavoratori. Il problema è grande e non riguarda solo i morti sul lavoro, ma anche gli infortuni e soprattutto le malattie professionali che portano alla morte. In Italia, ogni giorno, non muoiono 3 persone sul lavoro, ma almeno 30 se teniamo conto anche di chi si spegne dopo anni di malattia”.