Monza – “Durante la nostra relazione mi è capitato di vedere dei clienti di Tiziana Morandi uscire da casa sua ed erano sempre abbastanza assopiti. Ma lei mi diceva che era l’effetto del massaggio rilassante al collo”.
E.M., macellaio 55enne comasco, divorziato e con tre figli, offre un ritratto inedito della 47enne di Roncello soprannominata la Mantide della Brianza perché accusata di avere narcotizzato e derubato una decina di uomini tra i 27 e gli 84 anni. L’uomo è stato convocato come testimone dalla parte civile oggi pomeriggio al processo al Tribunale di Monza che vede Tiziana Morandi, arrestata lo scorso luglio e ancora detenuta in carcere, imputata di una ventina di reati che vanno dalla rapina alle lesioni, dall’utilizzo indebito di carte di credito alla violazione della legge sugli stupefacenti e anche di avere procurato alle vittime uno stato di incapacità di intendere e di volere con la somministrazione delle benzodiazepine.
"Ci siamo conosciuti su Facebook e ci siamo frequentati per un paio di mesi nell’estate del 2021, poi la relazione è finita perché stavano succedendo delle cose che non mi garbavano, come il fatto che le ho prestato 5mila euro perché doveva riscattare un’eredità e aveva bisogno di soldi per i bolli, ma poi con continue scuse quei soldi non me li ha mai restituiti. Lei diceva che faceva il chirurgo neurologico pediatrico, ma faceva anche i massaggi di professione e che lavorava anche di notte perché certe operazioni si fanno in notturno e ho iniziato ad avere dei dubbi”, ha raccontato il 55enne, che è stato chiamato in aula perché insieme all’imputata nel giugno 2021 ha scortato con la sua auto fino quasi a casa un 28enne di Trezzo sull’Adda che, dopo un massaggio a casa della 47enne, era stato molto male e aveva finito per schiantarsi violentemente contro un muro.
"Ero andato a casa di Tiziana ma quando è arrivato il ragazzo sono andato a fare la spesa, lo facevo sempre – ha raccontato l’ex fidanzato della mantide – Quando sono tornato il ragazzo barcollava e mi ha detto che si sentiva intontito. Si è addormentato su una sdraio e al risveglio ho detto a Tiziana che non potevamo farlo mettere al volante. Quindi io ho guidato la sua auto e seguivo Tiziana che guidava la mia con di fianco il ragazzo. Arrivati vicino a casa sua, il ragazzo ha voluto a tutti i costi mettersi sulla sua macchina e si è andato a schiantare contro un muro. Io mi sono fermato fino all’arrivo dei soccorsi perché mi sono spaventato, invece lei non mi sembrava preoccupata e mi ha mandato a comprare l’acqua perché c’era un caldo torrido”.
Al processo è poi proseguita, loro malgrado, la sfilata delle altre presunte vittime, che non si sono costituite parti civili al processo per ottenere un risarcimento dei danni e che invano hanno tentato di trovare giustificazioni per non testimoniare in aula, complice la vergogna di ammettere di essere caduti nella ragnatela della presunta mantide.
Manca un 71enne della provincia di Avellino, che ha fatto avere ai giudici un certificato medico, ma è stato invitato a presentarsi alla prossima udienza a fine giugno, pena l’accompagnamento da parte dei carabinieri. E un 27enne della provincia di Bolzano che sostiene di non riuscire a raggiungere Monza perché unico affidatario delle figlie piccole e ha chiesto il collegamento da remoto. La difesa dell’imputata si è opposta, dicendo che i problemi personali non gli hanno impedito il viaggio fino in Brianza per farsi fare un massaggio, ma i giudici hanno dato l’ok.
Intanto dalle carte emergono le figure, ancora da approfondire, di un uomo e di una donna come presunti complici della 47enne e anche quella di un amico di penna con cui si scrive dal carcere.