MONZA – Una strada in salita condivisa con la famiglia che ha perso la figlia, ma si rimbocca le maniche per aiutare medici e infermieri che l’hanno curata con un’umanità che li ha lasciati di stucco. La speranza di riabbracciarla si è spenta nella tragedia della malattia che non perdona e quando tutto è finito, è nato l’impegno. Sono stati 40 giorni che hanno cambiato la vita a tutti, dentro e fuori il reparto. Sempre a fianco a Marta, la piccola stella di 15 anni volata via mercoledì sera. "E anche se, purtroppo, non ce l’ha fatta, i genitori hanno deciso di sostenerci", racconta Giuseppe Citerio, primario di Neurorianimazione del San Gerardo di Monza, l’uomo che per i parenti della liceale dovrebbe decidere come spendere i soldi della raccolta fondi-record nata dopo la sua morte. Ma lui non se la sente.
“Credo sia una scelta da condividere con mamma e papà e con l’ospedale. Faremo proposte su attrezzature all’avanguardia, costose, che con i vincoli di bilancio sono difficili da acquistare e che invece adesso potremo permetterci. O sul modo in cui facilitare le terapie per tutti". Con i Roncoroni è nato un rapporto speciale. "Hanno attraversato un’esperienza durissima, che noi viviamo ogni giorno: qui, arrivano persone come Marta che fino a poche ore prima di entrare in coma, stavano benissimo. È una cesura difficile anche per chi, come noi, se l’è scelta per mestiere. Il confine fra vita e morte è sottilissimo. Il messaggio di questa vicenda è legato al valore delle cure anche davanti a un insuccesso. Il papà mi raccontava una sua esperienza da ragazzo, quando operato di appendicite chiedeva aiuto per andare in bagno, e non arrivava nessuno".
A Monza, invece, "come tutti gli altri" Marta è stata seguita con un’abnegazione che ha spinto i suoi a spendersi per il San Gerardo. "Qualsiasi cosa faremo sarà nel suo ricordo – sottolinea il primario – per questo ragioneremo tutti insieme in modo aperto. Riceviamo ogni giorno ringraziamenti e attestazioni di stima, ma l’impegno dei Roncoroni ci ha colpito. Siamo il volto di una sanità che funziona e che si prende a cuore le persone, con l’iniziativa vogliono evidenziare questo, anche se il caso è andato male. Non può che toccarci. Il nostro legame continuerà anche grazie all’intensità di alcuni momenti vissuti nella speranza che Marta ce la facesse. Il giorno del suo compleanno i genitori hanno portato una torta, c’è stato un incontro con il personale, hanno scritto una lettera a tutti". Delicatezze che nascono da una cultura di vita capace di andare oltre la morte.