Biassono (Monza e Brianza), 1 settembre 2019 - Una folla incredibile, dolore e commozione ieri pomeriggio, nella chiesa parrocchiale di San Martino, in occasione dell’ultimo saluto a Marta Viganò, la 32enne deceduta lunedì mattina all’ospedale di Niguarda dopo lo schianto all’alba di domenica sulla Tangenziale Est. Davvero tante le persone che, raccogliendo l’appello della mamma, si sono presentate con la maglietta di lavoro da dog trainer, tante maglie viola con un enorme “Marta” stampato in bianco sulla schiena. Il ricordo della persona conosciuta negli anni, invece, lo custodivano nel cuore.
Lo hanno dimostravato la chiesa gremita, la strada strapiena di gente, e tutte le persone e associazioni che alla fine della funzione hanno voluto prendere la parola al microfono per ricordare la cara amica. «Ci provo», ha detto la mamma Giuliana, parlando per prima. E nel suo discorso ricco di affetto e di teneri ricordi ha voluto ricordare il desiderio di libertà della figlia: «Volevi essere libera, spensierata e geniale. Temevamo di non averti trasmesso i nostri valori civili e religiosi, ma negli anni con l’esempio hai dimostrato di averli interiorizzati». La mamma ha voluto ricordare l’impegno della figlia per gli animali, «dai criceti alle cavie peruviane, dalle tigri della Thailandia ai randagi del Marocco. E, naturalmente, i cani. Sappi che in questo momento in Finlandia c’è già un cane che porta il tuo nome». E infine una promessa: «Eri stanca, ma vulcanica: non lasceremo cadere la tua progettualità».
Al fianco della mamma l’Aido, gli Alpini, l’Atletica Biassono, altra gente impegnata per gli animali. Giunta da ogni dove: «Siamo arrivati da tutta Italia – ha dichiarato uno dei partecipanti – non per farci una fotografia, ma per te e per ricordare il tuo impegno. Spesso come associazioni ci ‘scorniamo’ un po’. Tu ci hai messi tutti insieme. Sarebbe stato più bello farlo al bar, ma hai compiuto una grande impresa». Tra tante parole, un gesto silenzioso che dimostra affetto e partecipazione: prima, durante e dopo la funzione religiosa, una coda continua di persone che desideravano mettere il loro nome e dedicarle un pensiero sul registro. Tutti in fila, in silenzio, in modo spontaneo. Poi gli occhi sulla bara e su quella frase di Tonino Guerra che Marta amava tanto: «Se noi imparassimo a parlare, gli animali ci capirebbero». Era il suo messaggio per una vita di sentimento e di libertà. La sua si è interrotta troppo presto, ma lei non sarà dimenticata.