DARIO CRIPPA
Cronaca

Matteo Barattieri, non c’è pace: cremazione vietata negli Stati Uniti

L’ambientalista ucciso in America da un pirata: "Le indagini tuttora in corso impongono che possa essere riesumato per ulteriori analisi"

Il geologo Matteo Barattieri

Monza, 24 settembre 2022 -  Sembrava tutto pronto. La burocrazia, pur con tutte le sue lungaggini, doveva essere a posto. Martedì si attendeva con fiducia la notizia tanto attesa: sarebbe potuto rientrare in Italia finalmente il corpo di Matteo Barattieri, l’ambientalista e geologo di 57 anni morto lo scorso 25 aprile a Nashville, falciato da un pirata della strada mentre camminava lungo la McGavock Pike all’indomani dal concerto degli amatissimi Blondie che si era tenuto la sera prima.

A Monza i suoi famigliari, i suoi due fratelli e la sorella, erano già pronti ad andare a prenderlo in aeroporto. Negli Stati Uniti lo avrebbero cremato – questa era sempre stata la sua volontà – e una volta portate le sue ceneri in Italia gli avrebbero detto finalmente addio.

Ma il diavolo sembra metterci sempre la sua coda avvelenata in questa terribile, straziante vicenda. Il papà di Matteo era stato ucciso da un pirata della strada e anche per questo Matteo, oltre che per ragioni ambientaliste, aveva maturato una idiosincrasia viscerale verso le macchine, che lo aveva convinto a non di prendere mai la patente spingendolo a muoversi sempre a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. La burocrazia statunitense ha tirato fuori l’ultima carta per mandare tutto all’aria.

Lo racconta Davide, il fratello minore di Matteo, che si sta occupando da vicino di tutte le pratiche. "Lungaggini... sono subentrare nuove lungaggini - avverte sconsolato -: le indagini sulla morte di Matteo sono tuttora in corso". C’è un pirata della strada, ci sono tracce (un testimone) che raccontano della presenza di una Nissan Altima bianca vista fuggire sgommando quel tragico pomeriggio lasciando il corpo senza vita di Matteo a bordo strada. Ma ancora nessuno è stato individuato e arrestato. "E proprio per questa ragione - prosegue Davide - all’ultimo ci è stato comunicato che non potevamo cremare il corpo di Matteo. L’autopsia è stata già fatta, certo, ma potrebbe essere necessario esaminare il cadavere" in caso di eventuale arresto del pirata che lo ha ucciso. "E quindi ci è stato fatto divieto di procedere con la cremazione, imponendo la sepoltura a terra. In modo da poterlo eventualmente riesumare".

Al di là della rabbia, questo ha comportato gli ultimi ritardi. Come se la pratica avesse dovuto tornare indietro e ricominciare. "Abbiamo dovuto riprendere tutto in mano. Siamo già d’accordo con il Comune di Biassono, perché abbiamo deciso di seppellire Matteo lì. Era di Monza, ma i nostri famigliari sono tutti sepolti a Biassono e ci sembrava più giusto così".

Tempi? "Siamo di nuovo in attesa: il Consolato di Dallas, che è competente anche su Nashville nel Tennesee, e l’agenzia di pompe funebri stanno lavorando e ci informeranno appena possibile". Poi finalmente Matteo potrà tornare a casa. Intanto a Monza chi conosceva Matteo e lo apprezzava freme.

Sabato scorso, la quinta edizione del Festival del Parco è stata intitolata proprio al naturalista monzese. "È stato tutto molto toccante - spiega Davide - anche perché hanno suonato per l’occasione gli studenti del Liceo Classico Zucchi di Monza, la scuola che proprio Matteo aveva frequentato".