Desio (Monza e Brianza) - Stesse armi, o quasi . Stessa location. Ma con motivi ben diversi: la conquista del territorio, un tempo. La conquista di una ragazza, oggi. La maxi rissa di mercoledì pomeriggio, a Desio, continua a far parlare di sé. Ma anche a scrivere. Tanto da ispirare anche uno degli scrittori più noti della città, Stefano Motta, che ha messo nero su bianco un curioso, per quanto triste, paragone tra la Battaglia di Desio del 1277 (che viene rappresentata tutti gli anni nel Palio degli Zoccoli) e la Battaglia del 2021: "La mia città violentata", sintetizza, amaro. "Correva il gennaio 1277 quando sotto la torre massiccia nella piazza del borgo di Dexio si consumava una battaglia furibonda, combattuta strada per strada e corpo a corpo – racconta Motta, autore di successo e anche coordinatore cittadino di Italia Viva -. Avrebbe potuto essere semplicemente una zuffa plebana se gli avversari non fossero stati il signore di Milano Napo Torriani e l’arcivescovo Ottone Visconti. Morirono dei soldati, altri furono mutilati, altri fatti prigionieri: nel Medioevo non ci si andava troppo per il sottile. Quella battaglia fece la Storia, perché cambiò la storia della Signoria milanese, della Lombardia e per molti versi dell’Italia intera".
Oltre sette secoli dopo, un’altra battaglia, con protagonisti decine di giovani, anche minorenni: "Correva il marzo 2021 quando sotto la massiccia torre campanaria della piazza di Desio e per le vie d’intorno un gruppo di scalmanati giovani si dava dissennatamente battaglia – aggiunge Motta –. Di questa gazzarra indegna abbiamo testimonianza attraverso le riprese degli smartphone degli astanti, attoniti di fronte a tale inspiegabile violenza. Della battaglia del 1277 possiamo leggere solo nei testi dei cronisti dell’epoca, e in qualche romanzo recente. Colpisce che gli strumenti siano gli stessi: mazze, bastoni, qualche lama d’accatto spuntata tra le foto, senza alcuna eleganza nella violenza, poiché la brutalità non è mai epica. Parrebbe che i motivi della rissa siano stati vacui, nulla a che vedere con la contesa per il dominio di Milano e la legittimazione del potere vescovile che invece animò il vescovo Ottone (un vescovo!) nel reclutamento di truppe mercenarie e nell’assedio di Desio". Quindi le tristi considerazioni: "Sono spesso stato orgoglioso della mia città, per essere stata un crocevia della Storia medievale, per essere stata amata da Stendhal, per aver dato i natali a un pontefice, per essere stata una fucina industriale, tessile e automobilistica – sospira –. L’ho risentita menzionare in ogni notiziario di cronaca e sulle pagine di molti giornali per una battaglia per un fatto di cui mi vergogno. Non vado orgoglioso nemmeno della battaglia del 1277. Ma in questo frangente ho la brutta sensazione che abbia perso anche la mia città".