Misinto (Monza e Brianza) – “Almeno gli ultimi 5 anni di tasse pagate ingiustamente dovranno risarcirmele, ho già chiesto al mio commercialista di presentare le istanze, anche se resta la rabbia per il trattamento ingiusto che ho subito". C’è un lavoratore di Misinto, che tutte le mattine da 20 anni parte presto al mattino per raggiungere la fabbrica in Canton Ticino, superata la frontiera con la Svizzera dove trascorre gran parte della sua giornata e che per 20 anni ha pagato non solo le imposte svizzere, trattenute alla fonte, ma pure quelle italiane sulla parte restante, perché finora nessuno gli aveva mai riconosciuto con certezza la qualifica di frontaliere con le agevolazioni fiscali previste. È partita da lui la battaglia del sindaco di Misinto, Matteo Piuri, che ha chiesto ufficialmente al ministero delle Finanze di intervenire, dopo essersi rivolto all’Istituto geografico militare di Firenze per ottenere un certificato indispensabile: la distanza inferiore ai 20 km dal confine svizzero. Il lavoratore preferisce in questa fase non rivelarsi apertamente ma racconta le sue difficoltà. Partendo dalla fine.
Quanto pensa di averci rimesso in questi 20 anni, per le tasse pagate in Italia e non dovute?
"Se considera che un operaio in Svizzera prende esattamente il doppio di quel che prende in Italia, ho calcolato che in vent’anni ho versato non meno di 150mila euro non dovuti. Ma non solo. Il mio Comune di residenza ci ha rimesso almeno 20mila euro, non avendo accesso alla quota annua spettante in base agli accordi esistenti tra Italia e Svizzera".
La questione è complessa e si trascina da tempo, quando ha avuto certezza sulla sua posizione?
"Solo il 16 dicembre dello scorso anno, quando peraltro era ormai scaduto il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi anche del 2022, che ho presentato così come tutte le precedenti, la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate mi ha scritto facendo riferimento alla risoluzione 38/E del 2017, che ribadisce il solo criterio della distanza per essere definito frontaliere".
Ma perché poi è intervenuto l’Istituto geografico militare?
"Perché serviva una misurazione ufficiale e quando io ho portato le mappe, scaricate peraltro dal sito di Regione Lombardia, negli uffici delle Agenzie delle Entrate, mi hanno detto che non andavano bene. Quando mi sono rivolto all’Istituto geografico militare mi hanno detto che non potevo come privato, così ho chiesto aiuto al sindaco di Misinto, che ha fatto la richiesta e ottenuto la risposta ufficiale: 17.088 metri dal confine elvetico".
Ma finora perché ha pagato le tasse anche in Italia?
"Perché, rivolgendomi a ben 5 diversi uffici delle Agenzie delle Entrate, da Desio a Saronno, da Cantù a Sondrio, fino a Novara, non sono mai riuscito ad avere una risposta certa, senza la quale non ho mai voluto rischiare di non presentare la dichiarazione dei redditi in Italia, cosa a cui invece ho diritto, per evitare di finire nei guai".
Ma nessuno ha saputo darle indicazioni più precise?
"Guardi, su questo tema c’è una totale mancanza di informazione e anche molta confusione persino tra i commercialisti, i Caf e le stesse Agenzie delle Entrate. Per non parlare dei Comuni, che pur avendone diritto, hanno rinunciato per anni ad avere i ristorni".
Ha dedicato mesi, se non anni a questa sua battaglia, ora si sente più soddisfatto o più arrabbiato?
"Sono soprattutto arrabbiato e deluso perché speravo di trovare prima le risposte che cercavo e soprattutto un maggiore supporto dalle istituzioni, che non si sono rese conto dell’ingiustizia che si andava creando".