Blocco degli straordinari e delle flessibilità. I lavoratori Edim replicano così per cominciare alla decisione di Bosch di vendere la fonderia con lavorazioni metalliche per l’automotive. Due sedi, una a Villasanta e l’altra a Quero, nel Bellunese, 120 posti a rischio in Brianza, 40 in Veneto, quasi la metà del personale, in servizio in tutto sono 380.
Ieri, le assemblee dei sindacati con i lavoratori. Palpabile la preoccupazione per la cessione con esuberi che si profila all’orizzonte. Un fulmine a ciel sereno perché lo storico stabilimento di San Fiorano "non rientrerebbe più nel core business del gruppo tedesco". Questa la motivazione addotta dal management nel primo incontro con i metalmeccanici. Adesso, ce n’è un altro in programma, il 3 dicembre. "Abbiamo chiesto all’azienda di fare marcia indietro", ricordano Pietro Occhiuto della Fiom-Cgil provinciale e Gabriele Fiore della Fim-Cisl. Da qui ad allora, i giorni difficili dell’incertezza per il personale, uomini e donne sui 45-50 anni, prime vittime della crisi del settore in Brianza: "Il calo della domanda e le difficoltà della transizione all’elettrico mostrano la loro faccia più dura". In provincia sono 10mila gli addetti della filiera dell’auto, un quarto di tutte le tute blu brianzole. "È inaccettabile che si ricorra alla soluzione degli esuberi con gravi ripercussioni sui lavoratori, sulle loro famiglie e sull’intero tessuto sociale", ribadiscono le sigle. "È una scelta miope e priva di visione a lungo termine – aggiungono –. A Bosch chiediamo di ritirare questo disegno e di fare gli investimenti necessari per rilanciare Edim e di aprire un confronto che coinvolga anche le istituzioni, a partire dalle regioni Lombardia e Veneto per arrivare al governo". La richiesta ai ministeri è scattata subito. Bosch è alla ricerca di un compratore, acquisì la fabbrica nel 2017 e tutti speravano che l’odissea fosse finita dopo tanti cambi di proprietà: Sime, Albertini, Form. E, invece, "siamo daccapo".