DARIO CRIPPA
Cronaca

Monza, Marta Fascina torna allo stadio: “Me l’ha chiesto Silvio in sogno”. Ma l’effetto talismano non serve

Biancorossi sconfitti, ultimi e in aria di smobilitazione. La famiglia Berlusconi medita il disimpegno. Tifosi fra contestazioni, nostalgia per l’ex premier e speranza

La curva del Monza durante la partita in casa con il Cagliari persa due a uno. I tifosi hanno contestato duramente la squadra

La curva del Monza durante la partita in casa con il Cagliari persa due a uno. I tifosi hanno contestato duramente la squadra

Milano, 7 gennaio 2025 – “L’ho sognato qualche notte fa, mi diceva: ‘Marta, torna allo stadio anche per me, i ragazzi hanno bisogno di aiuto’. E allora sono venuta”. Sembra che a portare l’ultimo amore di Silvio Berlusconi domenica al vecchio Brianteo sia stato un sogno. Struggente, romantico, ma purtroppo vano.

Con un mesto sorriso, alla deputata azzurra Marta Fascina non è rimasto altro da fare che vedere il Monza perdere la quinta partita consecutiva e sprofondare in quell’ultima posizione che significa retrocessione, mentre per la prima volta anche fuori dallo stadio e in curva esplodeva la contestazione.

Cosa avrebbe fatto Silvio?

È finito l’idillio? “Silvio si rivolterebbe nella tomba” commenta senza mezzi termini Martina Sassoli, politica, ex fedelissima di Berlusconi in Forza Italia, oggi in consiglio regionale con Letizia Moratti e in Comune a Monza nel Gruppo Misto.

Una che voleva, tanto per intendersi, intitolare lo stadio alla memoria del Cavaliere: “Sono addoloratissima, alla fine c’è stata anche la contestazione alla squadra anche se i colpevoli non sono i giocatori, ma la società, il clima di silenzio, l’incertezza per un disimpegno che ormai è a 360 gradi. Anche emotivo oltre che economico-finanziario. Nel primo tempo mi sono chiesta cosa avrebbe fatto Silvio e ho pensato: sarebbe sceso negli spogliatoi e avrebbe pronunciato una delle sue strabilianti frasi motivazionali. Mi dispiace per il senatore Adriano Galliani, schiacciato fra due fuochi: quello di essere il primo tifoso di questa squadra e quello di rappresentare una società oggi così lontana”.

A Monza la memoria non è corta. Dopo 110 anni di storia e due fallimenti, era stato solo grazie ai capitali e alla passione di Berlusconi e Galliani, rientrati nel calcio in quello che avevano ribattezzato il loro “ultimo valzer”,che il Monza era approdato dove non era mai stato.

Giocattolo rotto

Dopo quasi tre stagioni in A e dopo la morte dell’ex premier nel 2023, però, il giocattolo sembra essersi rotto. In sei stagioni di proprietà Fininvest, tutte chiuse con un bilancio drammaticamente in rosso (l’ultimo deficit nel 2023 era stato di circa 60 milioni di euro, 193 quelli persi nei primi 5 anni), i figli di Berlusconi hanno chiuso i rubinetti.

In attesa di nuovi acquirenti che finora si sono squagliati come neve al sole (il fondo Orienta Capital, il milionario italo-americano di 82 anni Mario Gibelli), il calciomercato è stato di fatto azzerato.

Un tifoso (e politico) di vecchia data che si era ritrovato a vivere da una posizione privilegiata l’epopea della scalata del Monza, in sei anni dalla C alla A, è l’ex sindaco Dario Allevi (centrodestra): “Purtroppo Silvio aveva una passione fuori dal comune in tutto quello che faceva e anche nel calcio ma purtroppo non l’ha trasmessa ai figli. Anche quando lo convinsero a lasciare il Milan dopo 31 anni di successi le cose non furono semplici, il calcio è una passione che costa”.

Il figlio Pier Silvio ha di recente dichiarato: “Noi facciamo un altro mestiere, il calcio è ormai diventato un mondo folle e il mercato è folle”. “E non mi sento di dargli torto – chiosa Allevi – I costi sono diventati insostenibili e ormai se li possono permettere solo proprietà straniere”.

Non a caso in Italia il 50% dei club è in mano a presidenti e fondi di investimento esteri: “Ma non bisogna dimenticare che il calcio è dei tifosi, altrimenti finisce”. E adesso? “Monza è abituata ai saliscendi, negli anni Settata la Serie A sfuggì per quattro volte di fila, al maledetto ultimo spareggio di Bologna io c’ero, ora rischiamo il Purgatorio dopo che Silvio ci aveva portati in Paradiso. I tifosi chiedono solo la maglia sporca di fango”.

Fra speranza e disillusione

Chi politicamente è dalla parte opposta (centrosinistra) ma che allo stadio va spesso è il vicesindaco Egidio Longoni: “Possiamo ancora farcela. Fininvest ha fatto importanti investimenti, anche dal punto di vista delle infrastrutture, dallo stadio al centro sportivo: dobbiamo essere grati. Non bisogna mai mollare. Serve una svolta psicologica, sono fiducioso”.

L’avvocato Raffaele Della Valle, classe 1939, è a pezzi: “Spiace per Berlusconi, che ho conosciuto in tanti anni anche a livello politico. Il calcio è un valore affettivo, gli eredi non sono obbligati a tenere la società. Oggi ci sentiamo in balìa di una sorta di abbandono”.