CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Monza, maglia nera per barriere architettoniche: “Per muoversi ci vuole fisico”

Mini-viaggio con l’ex atleta speciale Niky Clemente, in carrozzina da 16 anni: "Un’impresa"

Monza, che fatica: "Per muoversi ci vuole fisico"

Niky Clemente 14 anni di nuoto paralimpico e 4 anni di canottaggio è paraplegico a seguito di un incidente

Un viaggio attraverso Monza, vista con gli occhi di chi in carrozzina vive da 16 anni e le barriere architettoniche le conosce una a una, sasso per sasso. Con Niky Clemente, paraplegico a causa di un incidente, percorriamo il tragitto da via Cantore 2 all’Arengario. Le difficoltà cominciano subito nell’attraversamento da via Cantore verso via Lecco. Ci vuole un fisico bestiale per raggiungere il centro di Monza. Niky, 14 anni di nuoto paralimpico con l’Associazione Silvia Tremolada e 4 anni di canottaggio, sposta il peso a sinistra per non cadere a faccia in giù sulla breve discesa al semaforo. Poi, forte delle sue spalle da nuotatore, impenna per superare il piccolo, ma arduo gradino alla fine dello scivolo. "Non risalgo sullo scivolo dall’altro lato – spiega – perché poi c’è il tombino in rilievo e i giunti di cemento. Quindi scelgo di procedere sulla carreggiata. Oggi c’è poco traffico, di solito le auto in corsa strombazzano, ma pazienza, dovranno aspettare".

Su via Lecco il marciapiedi è in pendenza dagli edifici verso la carreggiata, quindi anche qui si procede con il busto inclinato verso destra per non ribaltarsi. Poi il marciapiedi finisce, proprio prima delle strisce gialle che impongono alle auto di rallentare, mai rispettate, tanto vale stare sulla carreggiata. Tiene a forza di braccia la carrozzina Niky l’atleta e risale sul maricapiedi in diagonale; va in retro, con il suo mezzo compie una pirouette in un metro quadrato, per rimettersi in marcia. Arriviamo al semaforo tra via Aliprandi e via Vittorio Emanuele. La rampa è stretta e ripida da una parte e dall’altra, difficile da salire.

Sul marciapiede si prosegue rasente ai muri, nell’unica parte in piano, dove però si incontrano le fioriere o la solita moto parcheggiata. Chi deambula liberamente può girarci alla larga: lui no, perché dopo i primi 50 centimetri dal muro comincia la pendenza e in carrozzina si cade a faccia in giù. Non resta che passare rasente a moto e fioriera. Di attraversare non se ne parla, oltre alla pendenza, non sempre a uno scivolo da un lato corrisponde lo scivolo dall’altro. Dove coincidono ci prova e a forza di braccia Niky si spinge su e più su, fino in piano, in mezzo ai passanti che lo superano indifferenti. Solo una signora anziana gli chiede se vuole una mano.

Il centro di Monza ha i cubetti di porfido che fanno sobbalzare la sedia a rotelle: un incubo per una colonna vertebrale lesionata. Incrociamo la signora Maria, anch’essa in sedia a rotelle, ma con accompagnatore: "abito dietro la stazione: da via Buonarroti è impossibile superare la stazione perché gli ascensori spesso non funzionano e i marciapiedi sono impercorribili". In via Vittorio Emanuele il selciato è imprezosito da decorazioni in pietra che formano un cerchio. "Belle – dice Niky – ma assolutamente off limits nella parte centrale". Finalmente si vede l’Arengario. I lastroni di porfido centrali sono delle dimensioni della sedia a rotelle e aiutano. Arriviamo all’antico palazzo comunale, circondato da marciapiede, manco a dirlo senza alcuno scivolo. "Se piove - dice Niky - non posso accedere ai portici per ripararmi".