MICHELE MEZZANZANICA
Cronaca

Monza diventa capitale del vino. La cantina della Monaca e le nuove “mode“ nel bicchiere

Oltre 400 professionisti del settore nel quartier generale del Gruppo Meregalli per scoprire il meglio del made in Italy, i classici francesi e le sorprese da Sudafrica e Australia.

Monza diventa capitale del vino. La cantina della Monaca e le nuove “mode“ nel bicchiere

Simone Folsi, direttore commerciale di Visconti43, l’ad del Gruppo Meregalli, Marcello Meregalli e il direttore Corrado Mapelli

Erano ben 400 i professionisti del settore, tra stampa specializzata e operatori horeca, accreditati al ‘100Vini in cantina’ di Meregalli, l’evento ospitato dall’omonimo gruppo nel quartier generale di via Azzone Visconti, nella storica e suggestiva Cantina della Monaca di Monza. Un appuntamento ormai consolidato, imperdibile per gli operatori del mondo del vino, il terzo e ultimo dell’anno, dedicato al Nord Italia dopo quelli di Trani (Puglia) e alla Tenuta Fertuna (Maremma). Appuntamento che conferma il ruolo di leader del gruppo monzese nel settore dell’import-export di vini e spiritis, con un fatturato che nel 2023 ha sfiorato i 100 milioni di euro registrando un aumento dell’8% rispetto al 2022. Numeri che raccontano solo in parte - ma che rendono l’idea - il successo e l’epopea Meregallli, cominciata addirittura nel 1856 come osteria con mescita a Vedano al Lambro e diventata con gli anni un colosso del mercato, punto di riferimento della distribuzione e della logistica ma soprattutto sinonimo del buon bere, attraverso un’accurata selezione di cantine nelle zone vinicole più rinomate di tutto il mondo. Referenze che si sono ritrovate nel bicchiere lunedì scorso nella giornata di degustazione articolata nei tre piani della sede Meregalli. Vini francesi dalle regioni più rinomate, Champagne e Borgogna su tutte, ma anche referenze dai Paesi emergenti come Sudafrica e Australia, senza dimenticare la sempre più sorprendente Austria, competitor europeo ancora di nicchia, ma sempre più di livello. Spazio anche al gotha dell’enologia italiana, con le aziende distribuite Meregalli di Franciacorta e Montalcino, Etna, e Langhe, per citarne solo alcune. Particolare curiosità ha destato il banco d’assaggio di Fumey-Tassin, la nuova referenza firmata Visconti43, il ‘braccio’ distributivo del Gruppo Meregalli. Uno Champagne diverso dal solito, d’impostazione pop sin dall’etichetta, che mette al centro un uvaggio piuttosto inusuale come il Pinot Bianco, a discapito del Noir e del Meunier ma soprattutto dello Chardonnay, trattandosi di un uvaggio bianco. Uno Champagne di taglio moderno, se effettivamente la modernità andrà in questa direzione, che intanto va a coprire una precisa fascia di mercato.

"Dopo il boom della ripresa post Covid – commenta Marcello Meregalli, amministratore delegato del gruppo – lo Champagne sta attraversando una fase di contrazione dei consumi, in porte fisiologica dopo l’effetto ripartenza ma in parte dovuta a una situazione economica generale. Fumey-Tassin produce bottiglie che possono uscire al ristorante a 60 euro, vale a dire la metà dei 120 euro cui solitamente troviamo il primo Champagne nelle carte vini dei locali". La giornata, come detto, si è svolta nel quartiere generale del Gruppo Meregalli, i cui uffici poggiano sulle vecchie fondamenta del Convento della Monaca di Monza. Un luogo, dunque, di grande suggestione storico-letteraria, di manzoniana memoria che accolse Agnese e Lucia in fuga, dopo il fallito tentativo di don Rodrigo di rapire la giovane. E soprattutto, teatro degli incontri amorosi tra la monaca ed Egidio, uno degli episodi più celebri de ‘I Promessi Sposi’. Nel 1962 Isidoro Meregalli acquistò lo spazio, ormai da tempo sconsacrato e divenuto nel frattempo azienda vinicola, per dare vita all’epopea di quello che oggi è il Gruppo Meregalli.

In questo grande scantinato con volte a botte, della struttura del monastero è rimasta solo una parte, un vano quadrangolare con volta a vela, verso la chiesa, chiuso da una porta seicentesca, un corridoio che dà sul pozzo profondo in comunicazione con le acque del Lambro. Ciò che rimane in superficie dell’antico convento della monaca è invece un portichetto di ingresso che si trova a sinistra della chiesa; il resto del monastero venne distrutto nel 1956 per la costruzione dell’attuale condominio. L’ex refettorio del monastero, il portico, la tinaia e una parte del giardino appartengono oggi a diversi privati cittadini.