Monza e la “cura“ da 20mila euro per combattere la depressione

L’associazione Antonio Danile si mobilita a favore di pazienti e famiglie

Monza e la “cura“ da 20mila euro per combattere la depressione

L’associazione Antonio Danile si mobilita a favore di pazienti e famiglie

Non è una battaglia di scarsa importanza. Le previsioni dicono che nel 2030 la depressione sarà la prima causa di morte nel mondo. Ma anche da Monza parte il contrasto al male oscuro: la conferma arriva pure dal positivo esito che ha avuto la serata benefica promossa allo Sporting Club dall’Associazione Amici dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e dall’Associazione Antonio Danile (nella foto). All’incontro, allestito anche grazie all’impegno del commercialista monzese Alfonso Villa, tra i fondatori dell’Associazione Antonio Danile, hanno preso parte 180 persone. L’iniziativa ha permesso di raccogliere 20mila euro. La somma verrà utilizzata per finanziare ricerche e sostenere nuove forme di cura della depressione. Grazie a questi fondi, per esempio, 80 pazienti hanno potuto essere curati all’Università Campus Bio-Medico di Roma con la stimolazione magnetica transcranica. All’appuntamento è intervenuto anche Giuliano Albergo, psichiatra della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, strettissimo collaboratore del professor Di Lazzaro, primario e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neurologia del medesimo Policlinico.

La malattia, oltretutto, colpisce sempre più giovani. Si inizia a manifestare in media intorno ai 25 anni. "La depressione – ha spiegato Albergo – è una malattia che capisce solo chi ce l’ha. E non è un debolezza caratteriale". Alla serata ha preso parte anche Filippo Viganò, già medico di famiglia, ex sindaco di Albiate, attualmente assessore ai servizi sociali. Viganò è presidente dell’associazione di volontariato Le Comunità della salute. "Il nostro compito – ha sottolineato – è andare incontro alle persone che non riescono a raggiungere il Servizio sanitario nazionale. Nella zona il problema serio è la mancanza di personale. E poi le sedi sono lontane. Molti rimangono così senza cure. Per la salute mentale le risorse sono la metà di quelle che servirebbero".

Gianni Gresio